Ciao!
Dio se mi è mancato scrivere, mi ritrovo di nuovo davanti alla pagina bianca di blogger dopo quella che mi sembra una vita. Volevo fare un veloce aggiornamento e poi spiegare il motivo di questo post, ma prima volevo ringraziarvi di nuovo.
Grazie per le visualizzazioni, che in questo momento, statistiche di blogger alla mano, sono esattamente 20460. Chi avrebbe mai immaginato che la storia della mia avventura sarebbe stata letta da più di ventimila persone? Io no di sicuro.
Questo blog mi ha dato davvero tante soddisfazioni. E’ bellissimo sapere che quello che per me è stato un diario e uno strumento di sfogo, per altri è stata una spinta che li ha aiutati a decidere di buttarsi nella mia stessa avventura, come al tempo lo erano stati per me i blog dei ragazzi partiti negli anni precedenti. Mi avete scritto in tanti e qualcuno è anche venuto a salutami all’orientativo di maggio, mi avete ringraziata e riempita di complimenti e io non potrei esserne più felice.
Sono stata sostenuta e incoraggiata l’anno scorso e contattata quest’anno alla ricerca di consigli e risposte, e sono contenta di essere stata un aiuto o un punto di riferimento per qualcuno. Vi ringrazio per il supporto, i messaggi, i complimenti. Sono fiera di tutti quelli con cui ho avuto l’occasione di parlare o che ho conosciuto all’orientation, vi ho visti pieni di dubbi e impazienti di partire, e vi vedo adesso da facebook felici, come non avevo dubbi che sareste stati. Sapevo che ce l’avreste fatta! Batto un cinque virtuale a tutti gli exchange students passati, presenti e futuri.
Comunque, torniamo a noi. L’ultima volta che avevo scritto era stato appena prima dell’orientation per annunciare la mia presenza, ma è passato un sacco di tempo dall’ultimo vero post, quindi proverò a fare un velocissimo riassunto di questi mesi, saltando le cose che ho già raccontato.
Siamo a Settembre, la quinta è finita e anche l’estate è ormai agli sgoccioli. Quest’anno è volato, quasi quanto lo scorso. E’ stato un anno di cambiamenti, nuove e vecchie amicizie, nuove esperienze e, purtroppo, tanto studio.
Dopo le vacanze di natale trascorse a Barcellona con Carla e Stefanie ho potuto rivivere un pezzetto della mia America a maggio, quando Ashley e Cleveland sono venuti a trovarmi a Milano. Si sono presi un anno sabbatico prima dell’inizio del college e hanno girato l’Europa in zaino per tre mesi, e avendo in programma di passare dall’Italia li ho ospitati per due settimane. Visto che non sono mai stata particolarmente amica di Ashley e ancora meno di Cleveland non sapevo cosa aspettarmi, ma è stato fantastico. Mi sono legata tantissimo ad Ashley, missione nella quale ero fallita in America, e ho fatto subito amicizia anche con Cleveland. Abbiamo girato Milano insieme in lungo e in largo, sono usciti con i miei amici, sono venuti a scuola con me e al momento di andarsene si erano divertiti e hanno conosciuto un sacco di gente, per darvi un’idea una sera in cui sono rimasta a casa perché dovevo assolutamente lavorare sulla tesina sono usciti con i miei compagni di classe senza di me hahaha
Per quanto riguarda la scuola, quest’anno ho cercato di impegnarmi, e sono riuscita ad uscire dalla maturità con un 82 del quale non potrei essere più soddisfatta. All’orale ho portato una tesina sulla bomba atomica nella quale ho ripercorso la nascita delle Tri-Cities, la storia di Hanford e il suo ruolo nel progetto Manhattan, scoprendo di più sulla città che mi aveva ospitato in una settimana di ricerche che in un anno di vita lì. L’intero processo di creazione della tesina è stato un parto, ma ne è valsa la pena.
Il progetto di un viaggio estivo con Carla, Stefanie, Timo, Andre e gli altri purtroppo è sfumato quasi subito, e il mio viaggio di maturità si è trasformato in una settimana con delle amiche di Milano a Pag, isola croata ascesa sulla terra dalle profondità dell’inferno, sulla quale ho lasciato l’anima. Derrick non è venuto a trovarmi nemmeno quest’estate, e se prova a non presentarsi qui la prossima andrò personalmente a prenderlo con la forza.
Ma arriviamo al punto centrale del discorso. Per quanto riguarda il mio futuro, sono stata molto indecisa a lungo. Come avevo accennato nel post precedente quest’inverno ho fatto l’application per essere ammessa a delle università in Inghilterra, ma più con l’intenzione di aprire il ventaglio delle possibilità che con la certezza di volerci andare davvero. Per continuare il percorso che ho seguito all’artistico negli ultimi anni i corsi che ho scelto si diramavano tutti nell’area del design, anche se con nomi e materie diverse. (Graphic Design, Design and Marketing, Design for Art Direction…)
Ho ricevuto cinque lettere di ammissione e ho finito la quinta relativamente sicura di volere partire per l’Inghilterra, sicurezza che però in estate diminuiva di giorno in giorno sempre di più.
Mi sono chiesta che motivo avessi di lasciare Milano, dopo essere appena tornata. Mi rendevo conto di avere una possibilità unica e probabilmente irripetibile, ma ero tentata dall’invitante abbraccio della mia città, la sicurezza della mia confort zone, la voglia di continuare a stare con la mia famiglia, nella mia Milano, con i miei amici. Il non doversi ambientare di nuovo, lasciarsi di nuovo tutto alle spalle e ripartire da capo per la seconda volta in tre anni, anche se in cambio di un’occasione fantastica.
C’è stato un periodo in cui avevo rinunciato quasi del tutto all’idea di partire, e sono stata sul punto di cliccare sul pulsante “completely withdrawal application” che mi ha tentata per settimane.
Poi, a poco più di un mese dall’inizio delle lezioni, ho cambiato idea. Mi sono chiesta che motivo avessi di avere paura, oltre al normale panico dell’ultimo minuto. Non sono forse già stata in questa situazione? Non mi sono già dimostrata di essere in grado di farcela?
Mi sono resa conto di quanto sia stupido da parte mia cercare di convincere a partire per l’anno all’estero chiunque mi chieda consigli in proposito, per poi non riuscire a superare le loro stesse paure. Se l’estate prima di partire per l’America avessi avuto l’opportunità di tirarmi indietro, forse l’avrei fatto. E avrei fatto malissimo.
L’idea di fare l’università all’estero fa paura perché non è un anno, sono come minimo tre e rischiano di trasformarsi in un per sempre.
Però l’Inghilterra non è l’America, soprattutto se si parla di Londra, e soprattutto se sei di Milano. Con tutti i diretti che ci sono, potrei letteralmente tornare ogni weekend a casa (cosa che naturalmente non farò per non finire in bancarotta, ma fisicamente sarebbe possibile).
Metterò le cose in chiaro: no, non sono sicura della mia decisione. Ma direi che a 19 anni è impossibile essere davvero sicuri sul cosa fare del resto della propria vita. Però anche se non so con precisione cosa vorrò fare del mio futuro, so che il percorso artistico non può essere la strada sbagliata per me. Forse non la migliore, ma di sicuro non quella sbagliata. Ho sempre voluto in futuro fare qualcosa che mi permetta di mettere a frutto la mia creatività, e questi ultimi tre anni di indirizzo multimediale mi hanno dimostrato che occuparmi di grafica è qualcosa che davvero mi piace fare, e che potrei e vorrei fare per tutta la vita.
Mi frenava il fatto che avendo altri interessi, come è normale che sia, stavo considerando altre opzioni che non c’entravano nulla l’una con l’altra. Ad esempio, la classe di Mrs Westerfield che ho frequentato in America e che mi era piaciuta tantissimo, mi ha fatto seriamente considerare l’ipotesi di fare psicologia. E la terza opzione era architettura.
Mi sono resa conto però, che tra le tre, partire per l’Inghilterra era l’unica occasione che non si sarebbe mai ripresentata, perché senza dubbio se mi fossi tirata indietro a un mese dall’inizio delle lezioni non mi avrebbero mai più voluta.
Ho tra le mani questa occasione d’oro, e per ottenerla ho dovuto impegnarmi tanto. Scadenze, colloqui, preparare e mandare portfoli, inseguire vari prof perché mi scrivessero una lettera di raccomandazione e scriverne e riscriverne a mia volta. Il viaggio a Londra per vedere le università, l’ottenere varie certificazioni d’inglese e l’impegno per raggiungere il voto necessario alla maturità per essere accettata… mi sono chiesta se davvero fossi disposta a buttare tutto questo impegno per un po’ di paura. E mi sono risposta di no.
E’ vero, non so se sia sulla strada giusta, e ora come ora l’unica certezza che ho è che sarà difficile, almeno nel primo periodo. Ma ho questa occasione, e ho deciso di coglierla.
Mi sembra di rivivere tutto di nuovo, a distanza di due anni. Solo che questa volta non è un anno all’estero, non è solo un piccolo frammento della mia esistenza, ma è la mia vita che cambia direzione a tempo indeterminato.
Non ho più 16 anni, ne ho 19, sono legalmente un’adulta e questa volta mi troverò a dovermela cavare completamente da sola. Niente più famiglia ospitante, associazione partner che ti stia dietro (o che almeno dovrebbe farlo), niente Wep che controlla che tu sia viva e felice. Questa volta vivrò da sola, dovrò gestirmi senza l’appoggio di nessuno se non la mia famiglia dall’Italia e dovrò senza dubbio trovarmi un qualche lavoro per non morire di fame hahaha
Ma è proprio tutto quello che questa scelta comporta, che mi fa rendere conto di quanto ne valga davvero la pena. Perché come ho già detto, non so se stia facendo la scelta giusta. Non so che ne sarà di me tra un anno. Partirò in poco più di dieci giorni, determinata ma spaventata e senza sapere cosa aspettarmi. Vorrei poter dire che sarà fantastico, ma in realtà non posso saperlo. Hoping for the best and expecting the worst, quest’anno mi impegnerò al massimo, e vedremo come andrà. Scoprirò se sia stata una scelta giusta o meno solo vivendo, immagino.
Ma anche se per qualunque motivo qualcosa andasse storto, è impossibile che io esca da questa esperienza senza esserne cresciuta. Sono io che prendo la strada meno comoda nel tentativo di inseguire le mie passioni. Nel bene o nel male, questo tentativo aggiungerà altri pezzi al puzzle della mia indipendenza e della mia internazionalizzazione. Qualunque cosa succeda sarà un’avventura e una lezione di vita, e di sicuro non sarà tempo sprecato.
E se andrà male… allora immagino che mi rivedrete in Italia l’anno prossimo. E non sarà una tragedia né tempo perso, sarò comunque un passo più avanti nel percorso verso la strada giusta. Si impara a prove ed errori, e ho deciso che questo è un possibile errore che sono disposta a fare.
Quel che è certo è che questo non è un’addio alla mia adorata Milano. Tornerò spesso in Italia, e spero di non perdere i contatti con nessuno. Inoltre visto che nella mia camera londinese ho la possibilità di ospitare chi voglio per quanto voglia, c’è già una decina di persone che ha giurato che verrà a trovarmi, quindi potrei ritrovarmi a gestire un albergo illegale popolato da italiani hahaha
Ho finito le cose da dire e questo post si sta decisamente allungando troppo, quindi vi saluto e vi lascio a una citazione che non so da dove provenga.
Spero di avere tempo di riprendere a scrivere spesso, perché davvero mi è mancato un sacco. (Spero) a presto!
“Certe volte bisogna prendere le decisioni sbagliate, perché quelle giuste sono tali solo col senno di poi. Ma noi viviamo adesso, non poi.
E bisogna imparare a sbagliare bene, a fare gli errori giusti, e magari a non rifarli più. O a rifarli altre centro volte, dipende.
Chi non sbaglia mai non è saggio. È morto.
Sbagliate, e fatelo continuamente. Col cervello, con la cognizione di ciò che comporterà, consci delle conseguenze, ma felici di incontrarle. Perché gli errori giusti esistono. Sono traslucidi momenti di libertà che ci permettiamo di prendere per seguire noi stessi. Perché la coerenza, come la definisce la gente, non esiste. Cosa c'è di più coerente del dar retta ai propri istinti? Chi l'ha detto che se quattro anni fa eravamo contrari ad una cosa, ora non possiamo farla? Chi è il giudice? Dov'è il tribunale?
Ascoltatevi. Assecondatevi. Pentitevi. E vivrete una vita intera sapendo di aver fatto una marea di cagate, certi però di essere stati davvero voi stessi. Di aver vissuto una vita che è appartenuta a voi, e a nessun altro.
Irripetibile. Unica. Vera.”