martedì 17 settembre 2013

Primo viaggio, prima partita, prima festa, primi amici

Sono le undici e sono seduta sul mio letto, bagnata fradicia dalla testa ai piedi. E sapete perchè? Perchè Andre e il ragazzo russo del quale non ricordo il nome sono due idioti. Ma facciamo un passettino indietro.

Sono qui da ormai tre settimane e mezzo. E' davvero assurdo pensarci, non mi sembra possibile che il tempo voli in questo modo e che quasi un decimo della mia esperienza sia già volato via. Voi penserete chissenefrega, dieci mesi sono tantissimi, ma non potete capire questa stranissima sensazione che si prova vedendoti la vita scivolare via con l'avanti veloce.
Sono rimasta a parlare dei primi tre giorni di scuola, il che vuol dire che sono indietrissimo e vi racconterò più o meno cosa è successo in tutto questo tempo, mi spiace ma davvero non ho mai tempo di scrivere!
Il primo week end sono andata con la mia hostfamily e Cleveland (il ragazzo di Ashley) a Silverwood, un parco divertimenti in Idaho. E' strano vedere come Cleveland sia a tutti gli effetti un membro della famiglia: viene sempre con noi se andiamo da qualche parte, insiste perchè io non paghi quando usciamo, lo ritrovo in casa la mattina presto a fare il cubo di rubik in cucina o a riparare qualcosa quando torno da scuola. Non so se è una cosa americana o dipende solo dalla mia famiglia, ma è bello vedere un rapporto così "alla luce del sole", senza imbarazzo davanti ai genitori e così naturale. Nel senso, io credo che non riuscirei ad andare con naturalezza alla fiera del paese con tutti i parenti del mio ragazzo o a un parco acquatico ridendo e scherzando con sua mamma, ma Cleveland tratta Derrick e Alinda come fossero suoi fratelli e sembra sempre a suo agio con tutti.
Credo che dipenda dal fatto che qui negli Stati Uniti le relazioni tra adolescenti vengono prese molto più sul serio che in Italia, da quanto ho visto io qui non esiste il "ci siamo baciati ma è solo un amico" "non so se mi piace, ci stiamo solo frequentando" o "non è niente di serio, è una storiella così".
Ma sto divagando, parlavo di Silverwood. Dunque, è stata una giornata divertente e sono stata sulla montagna russa più alta che abbia mai visto, non so con quale coraggio. Ho strillato con tutto il fiato che avevo in gola e una volta scesa non riuscivo più a fare funzionare le gambe, ma questi sono dettagli, suvvia.
Nel momento della foto io avevo le mascelle spalancate, Derrick fingeva di dormire, Cleveland cercava di dare un bacio sulla guancia ad Ashley che "sorrideva" (parole sue). Non so come funzioni in America, ma quello a casa mia è un urlo terrorizzato più che un sorriso hahaha
Comunque il giorno dopo Ali mi ha invitato ad uscire con lui e qualche altra persona conosciuta a scuola compreso il misterioso exchange brasiliano che non avevo ancora mai visto, ovvero Andre, che comunque non si è presentato perchè doveva andare a messa con la host family. Siamo andati al bowling dove ho conosciuto Sundas, una ragazza che dice dice di essere ossessionata dall'Italia e mi ha fatto un sacco di domande, sua sorella Sunbal che è nella mia classe di fotografia, una cheerleader della quale non ricordo il nome e Mallory, un'altra ragazza simpaticissima che ha iniziato a chiedermi cose come "Do you like asians hot guys?". Ogni volta che Mallory cercava di parlare con me Sundas le strillava "She's mine, take another exchange student!" hahaha le adoro. Abbiamo giocato un po', abbiamo fatto foto stupide in una cabina, abbiamo vinto un pupazzo orribile e con i punto guadagnati giocando abbiamo scelto come premio delle caramelle e dei glittery jewel tatoos, ovvero tatuaggi da principesse, che cosa matura <3
Mi hanno detto di cercarle il lunedì dopo per mangiare con loro e mi hanno invitato ad andare insieme all'homecoming (che ricordo essere a fine ottobre), peccato che il lunedì non ho trovato il loro tavolo da nessuna parte. Martedì ho trovato Sundas e ho mangiato con lei e Ali, ho conosciuto un suo amico ucraino dal nome impronunciabile e Andre, l'exchange brasiliano, la persona più estroversa sulla faccia della terra.
Nei giorni seguenti ho fatto abbastanza amicizia con Stefanie e ho iniziato a mangiare sempre con lei in quello che ormai è l'"exchange table" con me, lei, Lucas (dalla svizzera), Andre e Ali oltre alle amiche di Megan, hsister di Stefanie. Nonostante le incomprensioni linguistiche sono divertenti, riusciamo a capirci e scherzare sempre. Mi torna in mente l'episodio in cui Andre mi ha invitata ad andare all'homecoming con Ali e Ali con Andre, e quando al mio ironico "Sure!" Ali si è offeso e ha continuato a ripetere "What's wrong with me?" per dieci minuti abbiamo tutti riso fino alle lacrime.
Davvero, dovreste vedere Ali mentre cerca di esprimersi con il suo pesantissimo accento arabo, è uno spettacolo che fa morire. Lo ammiro perchè nonostante non sappia mai comportarsi per via del suo paese completamente diverso e le sue difficoltà linguistiche cerca sempre di essere socievole, anche se i risultati non sono sempre quelli sperati. Se senti un gruppo di persone ridere sguaiatamente in classe, in mensa o a una partita, una volta su tre ti giri e lo vedi in mezzo a loro.

La mia vita va avanti così, ho la mia routine, ho qualcuno con parlare più o meno in ogni classe, sto conoscendo gente e stringendo amicizia. Ho notato che più mi sento a mio agio con una persona meglio mi esprimo in inglese, e lentamente a piccole dosi sto mettendo via la timidezza.
Alla prima riunione dell'International Club ho rincontrato Sundas, ho conosciuto un bel po' di persone della quale ho già dimenticato il nome e ho finalemente conosciuto quasi tutti gli altri exchange. Siamo undici, dio mio. Undici!
Stefanie dall'Olanda, Ali dall'Arabia Saudita, Aurelienne dalla Francia, Lucas dalla Svizzera, Ebba dalla Svezia,  Carla dalla Spagna, Ive dalla Slovacchia, Andre dal brasile e altri due che sono nella squadra di football e quindi non ho mai visto. Sto dimenticando qualcuno, uhm.
Ive prende il mio stesso scuolabus al mattino, quindi ci sediamo sempre vicine a chiacchierare, finalmente mi sento sempre più integrata.
La settimana scorsa sono andata alla mia prima partita di football. Dovevo incontrarmi con Stefanie, quindi il mio hdad mi ha portato a scuola e io ho aspettato che lei arrivasse e mi mandasse un messaggio, visto che lei aveva il mio numero ma io non avevo il suo. E aspettato. E aspettato. E aspettato.
*deja-vu*
E aspettato. Per cinquanta minuti.
Non potevo contattarla in nessun modo e lei non arrivava. Ho chiesto a Ashley il numero di Megan ma non rispondeva. Tenevo davvero tanto a vedere il mio primo pep rally e la prima partita, ma mi sono limitata a stare seduta nel parcheggio per quasi un'ora vedendo ragazzi vestiti con i colori della scuola dirigersi in palestra. Ho sentito la musica iniziare, le urla, l'inno della Richland High, la gente che entrava correndo in ritardo, la musica che continuava e poi finiva, mentre io ero da sola seduta contro a un muro. Ammetto di avere pianto per la prima volta.
A chilometri da casa, con la host family a una partita di hockey e quindi senza la possibilità di tornare a piedi, senza sapere cosa fare mentre sentivo le urla e la musica del pep rally che avrei tanto voluto vedere mi sono sentita davvero sola per la prima volta. Sola, spaesata, senza la possibilità di tornare a casa o fare qualcosa che non sia aspettare ho davvero per la prima volta sentito la mancanza dei miei amici, quegli amici che non ti lasciano sola in un parcheggio cinquanta minuti.
Ho davvero avuto un piccolo attacco di homesick e un passante che mi ha vista mi ha offerto uno dei panino che stava portando. Americani.
Comunque a un certo punto Stefanie mi ha chiamata dicendomi che non era riuscita a farlo prima perchè aveva il mio numero sbagliato e siamo andate al campo, anche se ho perso il pep rally. La partita era fantastica, ma ancora migliore è tutto ciò che ci viene costruito intorno: l'orchestra, i numeri delle cheerleaders, il corpo di ballo, lo school spirit.
Lo school spirit è davvero una delle cose che mi piacciono di più degli stati uniti. Siamo seri, in Italia a quante persone interessa davvero della propria scuola? Baste guardare le pareti del Brera, i banchi inutilizzabili per i troppi tagli e le porte sfondate dei bagni per rispondere. Qui invece c'è un forte senso di appartenenza alla propria scuola, inni, persone che si dipingono la faccia e strillano come se stessero guardando una partita di serie A. Per i corridoi ci sono ovunque cartelloni con la scritta "welcome home" e frasi che incitano noi bombers (soprannome degli studenti che deriva dal nome della squadra di football), il simbolo della Richland High è stampato su qualunque cosa e tutti hanno felpe e magliette della scuola.
Venerdì sono stata di nuovo a un football game ma sinceramente non ho guardato la partita più di tanto. Sono arrivata con Derrick e una volta lì ho incontrato Carla, Eve e Andre; si sono poi aggiunti Ali, Lucas, Sunbal, il suo amico ucraino e un sacco di gente, e diciamo che abbiamo passato il tempo a chiacchierare e a tirarci ghiaccio (si, davvero) invece che guardare la partita. Ho anche conosciuto due senior, una ragazza simpaticissima che è con me a lit (When is the next international club meeting? You guys are so cool!), una ragazza della squadra di basket e altre persone random.
Domenica sono andata a una festa a casa di Andre, il che spiega perchè sono bagnata dalla testa ai piedi con i vestiti appiccicati addosso. Alla festa ho trovato Carla e Ive, con cui sto facendo molta amicizia in questi giorni, ovviamente Andre, la sua hsister e qualche altra persona che conosco. Lì ho anche conosciuto il russian dude che mi ha presa in braccio e si è lanciato in piscina e un altro po' di gente random.
A un certo punto dopo che Carla e Ive se ne sono andate mi sono trovata sola e mi sono messa a giocare a Just Dance con due completi estranei, cosa che un mese fa non mi sarebbe mai passata per la testa. Uno dei due comunque è un Junior nella mia scuola, si chiama Scott e abbiamo chiacchierato per un bel po', mi ha chiesto che lunch abbia ma siamo a orari diversi. Comunque mentre parlavo con lui sono stata afferrata a sorpresa dal ragazzo russo che mi ha presa in braccio e mi ha letteralmente lanciata in piscina con scarpe e tutto, chebello. Il punto è che entro dieci minuti dovevano venirmi a prendere i miei host parents in macchina, infatti dopo qualche minuto Derrick inizia a chiamare mentre io ero ancora nella fase nella quale tre persone diverse cercavano in tutti i modi di impedirmi di respirare.
Quando hanno iniziato a cercare di tirarmi dentro mentre in due mi tiravano fuori dalla parte opposta rischiando di strapparmi le braccia ho iniziato a strillare in italiano e credo di avere sentito una ragazza che chiedeva confusa "Is she talking in some another language?" hahahahaha
Scott, che si era eroicamente gettato in piscina con i pantaloni improvvisando quello che credo fosse un tentativo di un salvataggio mi ha aiutata a cercare le scarpe che in un primo momento ho tirato addosso ad Andre e Lucas, poi sono corsa via presentandomi davanti alla macchina dei miei hparents con i vestiti incollati addosso e le scarpe in mano, mentre Alinda rideva come un'idiota e Derrick continuava a ripetere cose come "Do you know how I feel? Dry".

Okay, senza stare a fare una telecronaca minuto per minuto il succo è che sono contenta di avere trovato degli amici, per quanto idioti, e sono nella fase di adattamento.
A scuola va tutto bene, i compiti non sarebbero tanti ma prendono un sacco di tempo per quel piccolo inconveniente chiamato lingua inglese che sembrerebbe perseguitarmi. Tralasciando il giorno della prima partita non ho avuto particolari momenti di tristezza, solo sensazioni di nostalgia che tendono a passare abbastanza in fretta, per fortuna. Nemmeno per un secondo mi sono pentita della scelta di partire o ho voluto tornare in Italia, gli unici dubbi che mi sono venuti sono sulla scelta degli Stati Uniti, ma questo post sta diventando troppo lungo per parlarne.
Parlando di argomenti inutili non mi sono ancora pesata, ho paura. Guardandomi allo specchio non mi sembro ingrassata, ma se penso a cosa ho mangiato in questo mese mi viene male.
Chiudendo la breve parentesi peso non so mai come concludere i post, au revoir devoandarepromettounaggiornamentoabreve

2 commenti:

  1. Beh sembra che hai trovato veramente molti amici :) in che senso non sai se gli USA sono stati la scelta giusta?

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    Risposte
    1. Si, sono fortunata :)
      Ne ho parlato nell'ultimo post!

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