mercoledì 27 novembre 2013

Tre mesi?

So che non scriva abbastanza spesso per dare un'idea chiara di quello che sta facendo qui, ma non è facile con il poco tempo che ho buttare giù un post e mi ritrovo ad abbozzare qualcosa a biologia mentre Staley parla di ATP e membrane nucleari.
Tra l'altro non ero riuscita a fare un post di ottobre, quindi la metà delle cose di cui parlerò sono avvenute una vita fa ma pazienza. Comunque ho superato in un attimo il terzo mese. Possibile? Mi sembra che quando il 23 settembre sono scivolata nel secondo mese fosse la settimana scorsa e che il 23 agosto quando sono scesa dall'aereo fosse sei mesi fa. Non posso credere di stare vivendo in un continente lontano dalla mia famiglia e dai miei amici da un quarto di anno, ma contemporaneamente quel 23 Agosto è ormai lontanissimo. Sono davvero andata al country fair tre mesi fa? Non era l'anno scorso? Davvero il primo giorno di scuola con quel vestito a fiori era appena ad Agosto? Eppure sono qui da 93 giorni. 
Novantatrè, sembra davvero impossibile, mi fa venire da chiedermi cosa abbia fatto in tutto questo tempo, ma poi mi passano davanti agli occhi tutti i cambiamenti di queste settimane e mi rispondo da sola. Dalle amicizie, al rapporto con la famiglia, alla sfida con la scuola e la lingua, tutto è in continuo movimento ed evoluzione, se solo ci penso un attimo riesco a tirare fuori tutte quelle cose minuscole che stanno creando il puzzle della mia esperienza e che messe insieme stanno costruendo la mia nuova vita qui.
Il modo in cui dopo due giorni mi sentivo già a mio agio con Derrick. I ripensamenti su Biologia che non mi sono mai decisa a cambiare. Il modo in cui quella che all'inizio era un'amicizia di convenienza con Stefanie dettata dal nostro bisogno d'una dell'altra essendo "sulla stessa barca" si sia trasformata in un rapporto sincero, per quanto ultimamente ne stia dubitando parecchio. Il tramonto che si sposta sempre più in là mentre il tragitto fino a Kennedy Road con Derrick la mattina per prendere scuolabus diventa più freddo. La prima volta che a metà novembre ho affrontato meno dieci gradi sbuffando nuvolette bianche. Bayley che arriva nella mia classe di ceramics e che porta un po' di allegria mentre con le mani immerse nella creta lavoriamo a qualche progetto. La mia imbarazzante esposizione sull'Italia a fotografia che se non altro mi ha fatto inspiegabilmente guadagnare la simpatia della classe. Il modo in cui "il ragazzo ucraino dal nome impronunciabile" è diventato prima Yuriy, e poi un amico. Camere mia e di Ashley che diventa sempre meno silenziosa mano a mano che diventiamo amiche. Dante che inizia a sedersi con noi a ceramics. Canzoni in inglese delle quali non avevo capito il testo che prendono un senso. Erin che a letteratura inizia a chiacchierare non solo per sfottere amorevolmente Ali in sua presenza, ma anche per delirare sul suo amore per il security guy e per invitarmi a casa sua a preparare lasagne per lei e Marissa. Il momento in cui Mrs Hatcher ha dovuto cambiare tutti i posti di quella classe perchè chiacchieravamo troppo spedendo me, Erin, Ali, Rob e Marissa agli angoli opposti della classe. Imparare insulti in spagnolo, olandese, svedese, portoghese e francese. Farsi otto ore di pullman solo per supportare i bombers in una partita dall'altra parte del mondo e tornare a casa sfrecciando per le strade buie alle due e mezza di notte sulla macchina di Shuyler urlando e facendo i cretini. Litigare in inglese per la prima volta. Vivere il momento magico in cui il prof annuncia che lavorerete in un progetto a coppie e qualcuno che non sia un'exchange student si gira verso di te. Gli Hunger Games Scolastici. Il momento in cui un'amica ti racconta qualcosa in un'orecchio e allontana chiunque cerchi di avvicinarsi. Disimparare a scrivere in italiano (sigh). Quando a letteratura bisogna corregere il compito del compagno di banco e la ragazza vicino a te invece di segnarti gli errori i sistema in penna blu cercando di non farsi beccare. Derrick che si lamenta perchè gli chiedo ogni mezz'ora di fare i biscotti, però poi li prepara e me ne lascia mangiare la metà. Ridere a crepapelle mentre cerchi di insegnare l'italiano a un americano. 
Sono tutte piccolezze, cose stupide e insignificanti ma che messe insieme hanno determinato il percorso che sto percorrendo. Se non fossi partita non starei cambiando così tanto, non starei iniziando seriamente a pensare al mio futuro e non avrei un'idea chiara di chi sono e cosa voglio, molto più di quanto non l'abbia mai avuta. Per la prima volta mi sento di dire partite
Sto parlando a voi che siete indecisi, che non sapete sareste abbastanza forti per farcela e che sognate una svolta nella vostra vita, partite perchè non c'è nulla di meglio di lasciarsi tutto alle spalle, scoprirsi indipendenti e vedersi crescere. So che sembra una frase stupida da film Disney ma un anno all'estero è prima di tutto un viaggio in se stessi, un modo per tirare fuori il meglio di se, scoprire lati del proprio carattere della quale nemmeno sapevi l'esistenza e fortificarsi. Come ho sentito dire tante volte "Se va bene è fantastico, se va male è un'esperienza". Stavo per dire "non abbiate paura", ma sarebbe praticamente impossibile. Abbiate paura, partite senza sapere quello che succederà solo per la soddisfazione di superare ogni dubbio e rendervi conto che ce l'avete fatta con le vostre forze. Uscite dalla bolla in cui siete cresciuti, strappate le vostre radici per lanciarvi verso l'ignoto come non molte persone hanno il coraggio di fare. Espandete i vostri orizzonti, aprite la vostra mente, imparate una nuova lingua, scoprite nuove tradizioni e punti di vista. Non rimanete un puntino sul mappamondo che  nasce e si spegne immobile senza scoprire mai la realtà che sta fuori dalla portata dei suoi occhi, vivete in prima persona più che potete, fate tutte le esperienze della quale avete l'occasione mettendo da parte la realtà in cui siete cresciuti. Toccate e ascoltate ciò che c'è oltre l'oceano, smontate i pregiudizi, vivete un momento di nostalgia ed imparate ad amare ciò che avete lasciato indietro. Innamoratevi di un'altra nazione, di un'altra lingua, di un'altro popolo, e contemporaneamente del paese che vi ha messo al mondo. Innamoratevi anche di voi stessi, imparate a volere bene alla persona che è riuscita a fare tutto questo lontana da tutte le cose importanti che aveva al mondo. Semplicemente partite, prendete in mano le redini della vostra vita a soli sedici anni e tornate con occhi nuovi e una nuova concezione del mondo.

So che quando i miei pensieri iniziano su questa scia davvero mi metterei a scrivere per ore, quindi chiudo qui e vi saluto perchè domani mattina partiamo per il thanksgiving break, un tacchino mi aspetta dai miei nonni ospitanti. Se rileggo tutto questo si direbbe che stia avendo un'esperienza da sogno, ma non è esattamente così, sono solo sulla strada giusta. Se dovessi dare un voto a questo mese sarebbe un sette.
Con questo finale che divaga in maniera allucinante vi abbandono perchè è mezzanotte e Paula mi sta tirando delle occhiate poco piacevoli,
odio il fatto che non so mai come concludere

bye!

mercoledì 20 novembre 2013

Non sapevo di essre finita nel distretto quattro

Sono a fotografia fingendo di lavorare quando una ragazza vestita in abiti antichi e parrucca rosa entra in classe, ci annuncia che sorteggera` i nostri tributi per gli Hunger Games e mentre una ragazza asiatica regge la boccia di vetro estrae due nomi, ci augura che la buona sorte sia sempre a nostro favore ed esce.
L'America e` strana ragazzi.

mercoledì 13 novembre 2013

Cheerleading

Mi sembra di non stare scrivendo abbastanza, di lasciare scivolare via un sacco di momenti che non torneranno mai più solo perchè non ho voglia di fermarli scrivendo, e questo è un peccato. Dunque mi sono ripromessa di fare post più brevi, anche solo per scrivere qualche cazzata successa durante la giornata o pensieri random. Prima di iniziare però volevo farvi una domanda, se faccio un video da postare su youtube in cui spiego come funziona il sistema scolastico americano a qualcuno interessa? Non che mi importi molto della risposta che non riceverò visto che qui nessuno commenta mai (siete creature orribili), probabilmente lo farò lo stesso giusto per divertimento, chissenefrega se non lo guarda nessuno <3
Comunque, prima di passare a raccontare le mie giornate a casaccio invece di limitarmi agli avvenimenti importanti volevo narrarvi la mia esperienza con cheerleading, here we go. Nel post precedente avevo accennato di essere andata alla riunione informativa, ma prima facciamo una premessa.
Sono arrivata qui decisissima di fare uno sport per non diventare una balena rotolante e perchè fin da subito non volevo
oddio c'è un micronde che sfrigola in modo minacciosissimo alla mia sinistra aiuto
No, adesso qualcuno mi spiega perchè Derrick alle 4:40 del pomeriggio sta riscaldando nel microonde più sporco sulla faccia della terra quelle che sembrerebbero patatine ricoperte di bacon e formaggio. Gli ho appena chiesto una spiegazione e mi ha risposto "They are *gesto finto italiano in cui ci si bacia la punta delle dita*", okay

Cosa stavo dicendo? Ah si, fin da subito avevo deciso di non voler sprecare nemmeno un secondo qui, ma come credo di avere già detto se fai sport non puoi essere nei club e ho optato per i club. Ragazzi, pessima scelta, davvero. Non fate il mio errore.
Tralasciando il fatto che ho messo su tre chili (voglio piangere) non ne vale la pena. Lo sport è il modo migliore per integrarsi e fare amicizie, e anche se non sono una disadattata lo stesso se solo tornassi ad Agosto firmerei subito quei benedetti fogli di cross country che sono stati nel mio raccoglitore per settimane in balia dell'indecisione.
Comunque ero e sono decisissima di fare uno sport invernale e appena ho saputo che le selezioni per cheerleading erano aperte io e Carla abbiamo drizzato le orecchie. Sul serio, vi viene in mente qualcosa di più americano? Come posso fare un anno qui e non provarci nemmeno? Anche perchè sin dalla prima partita di football ero rimasta colpitissima.
Nell'immaginario europeo la cheerleader è la biondina popolare che se la tira tantissimo e si limita a sculettare a bordo campo mentre flirta con qualche giocatore di football. Non era quello che mi aspettavo perchè non ho mai dato tanto peso agli stereotipi, però non mi aspettavo cheers perfettamente coordinati che coinvolgono tutti gli studenti o ragazze che vengono lanciate in aria durante le coreografie con una grazia e precisione incredibile.
Alla riunione informativa la coach parlava in modo entusiastico e ci ha spiegato cosa significa davvero essere in squadra. Prima di tutto cheerleading è uno sport che implica fatica, prende un sacco di tempo e richiede pratica e costanza. Gli allenamenti sono quattro giorni a settimana per due ore senza considerare attività extrascolastiche come visite alle scuole, raccolte di fondi lavando macchine o altro e volontariato. Come disse Sundas "Cheerleading? Priscilla is a cherleader, you know her, right? She doesn't have time to hang out with me anymore since she joined the team."
Quindi si, cheerleading è uno sport che richiede fatica, sacrifici e un sacco di tempo, ma è molto di più. Prima di tutto visto l'impegno che richiede, una cheerleader non può semplicemente permettersi di andare male a scuola, quindi per essere accettata devi avere voti molto alti e non devi essere il tipo di persona che fa casino e si caccia nei guai. Ho già parlato dello school spirit e di quanto sia importante per gli americani, quindi immaginate come venga considerata la ragazza che è la sua rappresentazione umana. Ci si aspetta da te che tu sia un modello di riferimento per tutti gli altri studenti, quindi mettete via lo stereotipo della cheerleader stronza, Sadie di Diario di una Nerd Superstar e Santana di Glee semplicemente non esistono. Se c'è una cosa che la coach ha sottolineato millemila volte è che vuole una squadra simpatica e piacevole. Alzi la mano chi è entusiasta di tifare per la propria scuola quanto a incitarlo sono delle ragazze simpatiche come una gomitata negli stinchi che guardano gli spalti con superiorità invece di sorridere. Nessuno? Sì esatto, nessuno.
Per questo durante i loro numeri non smettono un secondo di mostrare trentadue denti, per questo i professori chiuderanno un occhio molto meno facilmente in caso tu faccia qualcosa di sbagliato e per questo la coach ci ha fatto una ramanzina di mezz'ora quando qualcuno le ha riferito che una ragazza della squadra aveva parlato male di un'altra ragazza dicendo che era stupido che si presentasse ai provini perchè non ce l'avrebbe mai fatta.
In ogni caso io, Carla e Stefanie abbiamo deciso di buttarci e martedì ci siamo presentate ai tryouts.
Il primo giorno erano alle tre e mezza quindi ci siamo portate il cambio e abbiamo aspettato a scuola invece di andare a casa e tornare. Erano obbligatori i pantaloncini, sono andata in bagno a cambiarmi dopo le lezioni e sono morta di freddo per due ore, evviva. Ero stanca morta perchè il giorno prima mi era toccato di nuovo il neonato finto di child development che ha pianto fino all'una di notte impedendomi di dormire, mentre la mattina seguente avevo come sempre la sveglia alle 5:50, yay. Mi rendo conto che non ho ancora parlato del progetto in cui bisogna prendersi cura del bambino finto, si. Prima o poi lo farò. Forse.
In ogni caso il succo e` che ero davvero stanca. Alle tre e mezza ci siamo dirette in palestra dove abbiamo trovato qualcosa come una trentina di altre ragazze, che ansia. Dopo dieci giri di corsa per la per la palestra, che per inciso ha più o meno la circonferenza di Saturno, le ragazze già nella squadra hanno iniziato a insegnarci i cheers e qui le cose hanno iniziato ad andare per il verso sbagliato.
Ora, ragazze mie, io capisco che voi facciate il balletto della Richland Fight Song (inno della scuola, ndr) tre volte a partita e che probabilmente potete replicare i movimenti perfettamente anche quando mentre dormite vi rigirate nel letto, però qui c'è gente che non solo non l'ha mai visto ma nemmeno conosce le parole o la musica della canzone. Quindi magari se non ci mostrate insieme dieci movimenti senza nemmeno rallentare per spiegarli o farci vedere come posizionarci per poi pretendere che riusciamo a ricordarli e sapere dove inserirli nella canzone è meglio. Che poi la ragazza che guidava il mio gruppo continuava a girarsi e chiedere "Can we go on?"
NO CHE NON POSSIAMO machecazzo secondo te come faccio a ricordarmi tutto questo? Okay non sei tu il coach, ma se io dovessi insegnare una lunga coreografia a delle persone che non hanno mai fatto qualcosa di simile in vita loro prima la farei qualche volta velocemente e lentamente per fare capire come dovrebbe venire fuori, poi insegnerei un movimento alla volta facendo bene vedere in che posizione mettere gambe e braccia e come passare da una mossa all'altra, altrimenti come faccio a capire cosa devo fare? Continuava a guardarci stupita come se fosse assurdo che non capissimo e ogni volta che chiedevamo di rispiegare qualcosa nemmeno rallentava, okay. Poi abbiamo iniziato i cheers e anche qui c'è da dire che la metà dei presenti prima di provarli li aveva visti per anni alle partite di football. Però non potete cercare di insegnarci una coreografia di tre minuti e quattro cheers insieme, senza nemmeno fermarsi a farceli capire, pensando di non mandarci in confusione. E si, magari suonano come scuse, però io ammetto perfettamente che faccio schifo quando si tratta di ballare, non ho memoria, ritmo e sembro un polipo sui pattini. Magari è normalissimo insegnare in questo modo e il problema sono io, ma ho fatto più di una volta danza nella mia vita ed era stato completamente diverso.

No aspettate, Derrick si è appena affacciato alla mia stanza e mi fa "Hai fatto di nuovo Miley Cyrus in bagno? No perchè gli shampoo sono ribaltati ovunque, smettila con quella wrecking ball"
AHAHAHAHAHAHA lo amo, basta. Questo perchè essendo in sei in famiglia abbiamo una decina di flaconi di shampoo/balsamo/bagnoschiuma e prima lui mi fa "Ma ti diverti sotto la doccia a prendere a calci lo shampoo? E' sempre dappertutto!", gli ho risposto che mi limito a giocarci a bowling e dopo la doccia di stasera ha trovato di nuovo casino. O almeno questo è quello che dice lui.
Okay basta interruzioni, giuro.
In ogni caso finiti gli allenamenti (due ore, si) sono dovuta uscire dalla palestra in pantaloncini ed era così freddo che riuscivo a vedere il mio fiato. Ho divuto aspettare Paula tantissimo tempo e quando stavo per andare in ipotermia è arrivata ma siamo state in macchina più di un'ora perchè doveva dare un passaggio a suo fratello a Spokane. E considerate che io avevo avuto più o meno quattro ore di sonno, due di sport dopo essere senza muovermi mesi e avevo una valanga di compiti, un test e due progetti da finire. Infatti non sono nemmeno riuscita a provare i cheers, ha mangiato instant noodles in un minuto e mezzo e ho dovuto lavorare fino a tardi per poi lanciarmi sul letto a un orario improponibile.
Il giorno dopo sono dunque andata a scuola gonfia di acido lattico, con gli occhi che si chiudevano da soli e con la prospettiva di almeno altre due ore di allenamento <3
Dopo scuola sono andata a casa e appena i miei piedi hanno sfiorato la moquette sono corsa ad accendere il pc e a riguardarmi il video dei cheers provando senza interruzione per due ore, non avevo molta scelta visto che il giorno prima non avevo capito nulla e avevo bisogno di imparare.

Ridete pure, fate solo bene. Cosa mi tocca fare per imparare quella dannata canzone.
Provate a dire che non mi sono impegnata.

Alla fine del mio allenamento Paula mi ha riportato a scuola e ho avuto altre due ore di pratica alla fine delle quali siamo stati smistati in tre team: bianco, oro e verde.
Giusto per darvi un'idea, nel team verde c'erano Stefanie e le altre ragazze in grado di fare salti perfetti e che sapevano tutti i movimenti, nel team oro Carla e le ragazze che se la cavavano abbastanza bene e nel team bianco le ragazzine di prima che dimostrano otto anni, le obese, le ragazzine obese che dimostrano otto anni e io. Traete voi le conclusioni.
Sono tornata a casa stanca come non lo ero mai stata ma di nuovo non ho potuto riposarmi per via dei compiti che il destino ha piazzato tutti proprio in quella settimana per testare la mia resistenza.
Il giorno dopo era il giorno in cui finalmente saremmo state giudicate e ammesse o scartate, ma non ci vuole una mente particolarmente sviluppata per capire che il team bianco era già fuori in partenza. E infatti quando dopo avere ripassato è arrivato il momento del giudizio la coach non ci ha praticamente guardato. Devo dire che me la sono un po' presa con le mie compagne.
Le cose che dovevamo fare erano semplicemente tre:
- Sorridere e sembrare entusiaste
- Fare movimenti decisi e sciolti anche se non eravamo sicure dei passi
- Urlare i cheers come ci hanno insegnato negli esercizi di respirazione
Io sinceramente in quei tre giorni è già tanto se ho avuto il tempo di respirare ed ero così concentrata per capire le mosse che non sono riuscita a imparare tutti i testi di tutte le canzoncine, anche perchè mentre una decina di ragazze urlano con te non ce n'è poi così bisogno, puoi anche tranquillamente storpiare le parole e nessuno se ne accorge. E invece no, tranne una sono state tutte zitte. Ma perchè santo cielo? E io non potendo semplicemente improvvisare mi sono ritrovata quindi a cantare a scatti mancando cosi` il punto più importante del provino. Che sfiga.
Non dico che se non fosse per loro mi avrebbero presa, ma dopo tutto l'allenamento i passi più o meno li sapevo e li so ancora, insieme alla Richland Fight Song che credo mi porterò nella tomba. Se solo non avessi fatto la figura dell'idiota che nemmeno ci sta provando durante i cheers avrei sicuramente avuto molte più possibilità. Santo cielo, voi parlate inglese! Io con un sacco di canzoni ho fatto fatica a capire le parole e forse è colpa mia, ma voi che siete in una scuola americana e le sentite da anni a ogni santa partita, cosa venite a fare ai tryouts se poi state zitte come se non vi importasse?
E infatti siamo state scartate tutte insieme, mentre Carla e Stefanie fanno allegramente parte del team. Yay.
Ora non mi metterò a fare l'ipocrita e dire che tanto non ci tenevo e non ci sono rimasta male ma amen, pazienza. Mi sarebbe piaciuto da morire essere nel team più che altro per riuscire a immergermi il più possibile nell'ambiente americano, ma se dopo tutto questo allenamento non sono nemmeno stata degna di essere guardata negli occhi dalla coach mentre venivo scartata forse non è lo sport giusto per me, forse spingere i propri limiti in questo modo è stupido e devo riconoscere di non essere in grado di fare tutto. Anzi, se dobbiamo dire la verità non sono e non sono mai stata in grado di fare praticamente niente, ma l'autostima che sto maturando quest'anno forse mi ha solo portato ad ambire a qualcosa di impossibile, non so.
E con questa nota malinconica chiudo, ma sappiate che non mi arrendo lo stesso e troverò uno sport da fare quest'inverno.

lunedì 11 novembre 2013

Halloween

In questo momento sono a US history e dovrei prendere appunti sui rapporti tra Stati Uniti America Latina ma la trovata di Mr. Mason di mettere musica durante le lezioni mi impedisce di concentrarmi sul libro, quindi cazzeggio un po' mangiando m&m's. (Sapete che in America puoi mangiare in classe e nessuno ha mai nulla da obiettare?) Sono reduce da Halloween, festività che gli americani prendono molto sul serio. È da settimane che ci sono decorazioni ovunque, Walmart ha tirato fuori i costumi e tutti organizzano feste. 
Il mio Halloween è iniziato martedì con una "festa" del French Club, ovvero semplicemente noi che dobbiamo portare il cibo e rimaniamo seduti tutto il tempo a giocare a bingo, che emozione. Ah, vi ho mai detto che la prof di francese è l'unico essere umano oltre a me che parli italiano nel raggio di chissà quanti chilometri? Devo dire che la prima volta che Ashley mi ha informata della presenza di un'altra italiana non sono rimasta molto colpita visti tutti gli americani (tanti, ve lo assicuro) che mi fanno "Cool, I'm italian too!" anche se poi salta fuori che non parlano italiano, non sono mai stati in Italia e le loro origini italiane si fermano alla nonna materna. 
Ecco, sto già divagando. Comunque avevo delle calzamaglie con ossa stampate sopra, una gonna nera a vita alta rubata ad Ashley e una canottiera con ossa. A metà festa io, Stefanie Carla siamo fuggite all'incontro informativo su cheerleading, ma questa è un'altra storia. 
Giovedì ad Halloween la scuola era mezza impazzita e io ero vestita come martedì. 

 Corridoi alla Richland High. Non si capisce più di tanto dalla foto, ma la carta sulle luci faceva davvero un inquietantissimo effetto unito alle pareti nere macchiate di sangue

In alto sinistra, davanti al banchetto del main office (dove devi andare a fare la giustificazione se sei in ritardo): "if you dare to be late you must accept your fate" AHAHAHAHAHA amo questa scuola, la amo.

Arrivata ho aperto l'armadietto per la prima volta da settimane cercando di infilarci dentro due crostate (dopo spiegherò il perchè) mentre i pochi studenti nell'edificio 3000 alle sette e mezza mi guardavano stupiti, e lasciatevi dire che è stato parecchio difficile visto che già conteneva qualcosa come quattro raccoglitori inutilizzati e il vaso di vetro dei fiori di Ali che non ho mai portato a casa. 
In caffeteria delle ragazze truccavano gli studenti da zombie, travestimento che la scuola aveva incoraggiato mettendo volantini ovunque. Giuro di non aver mai visto così tanti morti viventi in una volta sola.
Durante le lezioni oltre agli zombie ovunque ho avuto l'onore di trovare un teletubbies nella mia classe di fotografia, un Mr Mason/Indiana Jones, una Crudelia De Mon a child development, una ragazza bacon (sì, sul serio) a pranzo e tanti altri personaggi interessanti. Dopo scuola il green club si è riunito in cafeteria per una festicciola, quindi ho recuperato le mie crostate e una volta arrivata al tavolo ci siamo resi conto che nessuno aveva un coltello, evviva. In qualche modo siamo riusciti a mangiare comunque e mi sono allegramente rimpinzata di brownies, finta pizza e patatine, poi abbiamo giocato a un gioco in cui uno è un personaggio e deve indovinare la propria identità facendo domande, pretty funny. Finita la riunione del green club sono andata a casa di Sundas e Sumbal (vi avevo detto che Sundas, la ragazza che avevo conosciuto la seconda settimana in America è la presidentessa del green club?) per la parte migliore di Halloween, il trick or treating. Abbiamo intagliato una zucca a forma di Jack Skeletron chiacchierando un po', poi hanno invitato un'amica, ci siamo truccate, un altro ragazzo del quale ho dimenticato il nome ci ha raggiunte e siamo uscite.

Sei bellissimo Jack <33

Mentre io ero esaltata come una bambina di otto anni e ci mancava poco che mi mettessi a saltellare abbiamo iniziato il giro del quartiere, ogni dieci secondi chiedevo a Sundas "What's that?" tirando fuori caramelle americane che non avevo mai visto e che con la scusa di assaggiare mi sono messa a mangiare mentre ancora eravamo in giro, poi siamo passate dalla haunted house che la famiglia di Stefanie aveva messo su. Una sola parola: awesome.
Davvero, io vorrei trovare un modo di esprimere per bene cosa voglia dire entrare in questo modo nella cultura americana sperimentando una festa che in italia viene ignorata, ma semplicemente non c'è. Le facce sorridenti che si affacciano alle porte porgendoti caramelle e augurandoti buon halloween, il cuginetto di Sundas che si ritrae spaventatissimo quando mi avvicino a lui, il camminare nel bel mezzo della strada in compagnia di mostri, cowboys e alieni, l'infantile eccitazione nel sentire le tue caramelle che diventano sempre più pesanti, il cielo che si scurisce mano a mano che suoni tutti i campanelli del quartiere. E poi le case infestate, santo cielo. Okay, ho capito che gli americani hanno la mania delle decorazioni e spendono valanghe di soldi in futilità, però certe volte riescono davvero a stupirti.
Entrati dalla porta sotto al portico ci siamo ritrovati in un corridoio completamente nero con una luce bianca in stile discoteca che sparaflesciava dieci volte a secondo, ovunque ti girassi c'erano ragnatele, chiazze di sangue e ossa. Avanzando nel percorso attori vestiti da mostri e scheletri sbucavano all'improvviso per spaventarti, la parte divertente è che conoscendoli quasi tutti invece di sobbalzare ero tutta contenta a cercare invano di iniziare una conversazione sopra alla musica inquietante di sottofondo. Non ho bene capito chi sia stato a truccarli, ma hanno fatto davvero un lavoro grandioso. Più avanti c'era una tavola da pranzo alla quale ragazze vampiro tra le quali Megan mangiavano quello che mi pare fosse un corpo umano, Carla legata ad un carro che strillava "help me!" con un uomo incappucciato dietro di lei, una gabbia con qualcuno che strillava dentro, e alla fine del percorso uscivi dal portico e ottenevi le tue caramelle. Awesome.
Finito il nostro giro siamo tornate a casa e ci siamo messe a guardare il film di Lizzie McGuire. Si, sul serio. A quanto pare è qualcosa che tutte le ragazzine americane hanno visto ed essendo ambientato lì è in gran parte la fonte di quello che le americane pensano sull'Italia, quindi mi hanno detto che dovevo assolutamente vederlo anche se più che altro stavamo chiacchierando e iniziando a dimezzare le caramelle. Dopo non molto purtroppo è arrivata Paula e masticando milky way e butterfingers sono tornata a casa.
Il giorno dopo finita la scuola sono tornata di nuovo a casa di Sundas e siamo andate alla festa di halloween di Mallory, l'altra ragazza che avevo conosciuto in quell'uscita al bowling il mio secondo week end qui e con cui non avevo avuto più nessun contatto. Io ero uno scheletro per il terzo giorno di seguito (si, li ho lavati i vestiti) mentre Sundas era una principessa pachistana e Sunbal una jersey girl con tanto di collana gigante e pantaloni leopardati.


Dopo la festa siamo tornate in macchina con Senna (una ragazza simpaticissima che già conoscevo perchè era nella mia squadra nel powderpuff game) a casa di Sundas per poi dormire lì. Abbiamo parlato un sacco e anche se non vi racconterò di cosa essendo fatti abbastanza privati mi è piaciuto molto confrontarmi con lei, è strano sondare la mentalità musulmana in una ragazza americana e la ammiro perchè è davvero intelligente e ha un modo di pensare molto diversa dal solito, mi piace il modo in cui è così coerente con quello in cui crede anche se le sue idee non sono poi così comuni. Scoprire mentalità completamente diverse da quello a cui sei abituata è una delle parti dell'esperienza che mi piacciono di più, ti apre davvero la mente.
In ogni caso il mattino dopo sono tornata a casa e mi sono dovuta preparare di nuovo. Machecazzo, come è possibile che io che passo la vita qui a rotolarmi nel far nulla mi sia ritrovata incartata in tre feste nello stesso giorno? Non ho mai nulla da fare e quando c'è qualcosa di divertente in programma finisco per dovere rinunciare sempre a qualcos'altro, evviva. Le possibilità erano una festa con degli amici di Carla, un'altra con Erin e una a casa di Andre e per via di certi inconvenienti tecnici ho optato per Andre. Questa volta nel tentativo di fare qualcosa di più specifico ho cercato di imitare Lady Gaga e Rick Genest nel video di Born This Way, ritrovandomi con i capelli rosa. Che poi Lady Gaga nemmeno mi piace, ma dettagli.
Arrivata da Andre di nuovo mi sono stupita davanti all'esagerazione americana quando si tratta di decorazioni e mi pento di non avere foto. Tutte le finestre della casa erano coperte da quelli che credo fossero fogli di cartoncino con immagini inquietanti, alcuni neri con scritte help in rosso e mani insanguinate, altre con occhi che guardano la strada e via dicendo. All'interno era pieno di ossa, ragnatele, scheletri, oggetti che ridevano o urlavano quando ci passavi vicino. Vorrei dare un'idea più chiara del concetto di esagerazione, ma davvero mi riesce difficile, credetemi sulla parola.
Stefanie e Carla erano due hippie, (Carla tra l'altro stava usando i miei pantaloni afghani non avendo un costume) Andre e Lucas due zombie e tra gli ospiti erano presenti una mucca, un militare, Marilyn Monroe, cowboys, cameriere e chi più ne ha più ne metta.
Senza starvi a spiegare il motivo se devo dire la verità sono tornata a casa con il morale un po' sotto ai piedi per via di certe cose, ma come sempre da due mesi mi sono impedita di deprimermi e mi sono comunque divertita. Il momento migliore della serata è stato quando al piano di sopra abbiamo giocato a una versione alternativa del gioco dell'assassino, ovvero ognuno dei più o meno 25 partecipanti pescava una carta e due avevano il ruolo di ispettore e assassino. Con le luci spente (anche se si vedeva benissimo lo stesso) l'assassino doveva ucciderci senza farsi notare, il detective doveva scoprirlo e i morti si limitavano a giacere per terra nel modo più scenografico possibile, mentre tutti gli altri cercavano di essere inquietanti quanto la musica in sottofondo.
E questo è stato il mio Halloween, il primo e probabilmente ultimo della mia vita. Come ha detto Paula una sera vedendomi uscire di casa truccata da scheletro per la terza volta, "Sta solo cercando di recuperare 17 anni di halloween mancati".
E' stato grandioso, perchè sotto alle tante somiglianze tra gli Stati Uniti e l'Europa non è facile intravedere la vera America, quel paese fiero e unico in cui mi sono ritrovata a vivere e di cui ho avuto degli sprazzi così raramente. Ho visto la vera America nel momento in cui durante un temporale Derrick è corso fuori sotto la pioggia a salvare la bandiera, nel momento in cui ho messo per la prima volta piede alla Richland High, ogni mattina quando tutta la scuola si alza in piedi e con la mano destra sul cuore recita il giuramento, l'ho vista guardando negli occhi un americano che parla con fierezza del proprio paese e nelle facce sorridenti dei bambini travestiti da mostri.
E no, non mi sto innamorando dell'America come molti exchange fanno con il proprio paese ospitante, ma mi sto semplicemente innamorando di tutte le diversità che riesco a cogliere rispetto a quello alla quale sono sempre stata abituata, alla bellezza nascosta che c'è sotto a quello che gli ignoranti ritengono solo il paese dei fast food e della finta vita da serie tv.
Interrompendo il flusso di pensieri prima di ritrovarmi a scrivere quindici pagine adesso è tardi e devo spegnere, buonanotte Italia.

Homecoming, spirit week e powderpuff game

Si, lo so che non scrivo abbastanza e dispiace anche a me ma davvero ho pochissimo tempo, quindi rimando il post sul secondo mese perchè voglio raccontarvi un po' di cose che sono successe da quando ho aggiornato l'ultima volta, via con il post più lungo della storia.
Prima di tutto un sacco di tempo fa sono andata con l'host family a Leavenworth, una allegra cittadina nella quale gli abitanti finti tedeschi festeggiano l'Oktoberfest per strada. Devo dire che l'Oktoberfest non ha molto senso quando non puoi bere birra e andandoci mi sono anche persa un compleanno e un'uscita con due amiche di american lit, damn.
Il 21 Ottobre poi alla Richland High è iniziata la Spirit Week, ovvero la settimana di preparazione all'Homecoming con un codice di abbigliamento diverso ogni giorno. Lunedì era il Lazy Day e i corridoi erano pieni di studenti in tuta, pigiami e quella specie di ridicolissimi pigiami interi che sembrano una tutine da neonato, alcuni si sono anche portati dietro cuscini e coperte. Io ho bellamente buttato al vento la mia dignità presentandomi con i miei pantaloncini del pigiama con le rane <3

Nel bel mezzo del corridoio con il mio bellissimo pigiama. Si, la mia faccia è censurata, c'è un buon motivo.

Dopo scuola ho avuto il primo allenamento con le powderpuff (il powderpuff game è una partita Seniors contro Juniors in cui le ragazze giocano a football mentre la squadra di football tifa vestita da cheerleaders, sono corsa ad iscrivermi appena ne ho sentito parlare). Ovviamente sono arrivata in ritardo e ho cercato di raggiungere il campo accorciando i tempi passando in mezzo alla scuola facendomi quasi chiudere dentro. Ho dovuto fare il giro due volte perdendo quasi un quarto d'ora, mi sono ritrovata davanti a tre campi senza sapere quale fosse il mio e ho trovato quello giusto solo al terzo tentativo accumulando un ritardo di mezzora e saltando la spiegazione delle regole. Yay.
Martedì, twin day, è stata una giornata pienissima, io e Carla siamo arrivate a scuola con pantaloni, vans nere e una camicia con dinosauri che abbiamo comprato al mall domenica. Dopo scuola abbiamo intagliato zucche all'international club e poi io e Carla ci siamo semiperse nel tentativo di cercare Stabucks (che alla fine abbiamo trovato) o un posto dove passare qualche oretta perchè alle sei avevamo allenamento di nuovo e non volevamo tornare a casa.
Mercoledì era "Where is Waldo" day, dovevamo vestirci a strisce e cercare Waldo nascosti nella scuola, poi alle sei Powderpuff game. Ho avuto qualche problema a causa dell'orario, ma come un angelo sceso dal cielo Megan è passata a prendermi e mi ha portata a scuola in macchina in tempo. Abbiamo fatto la foto per l'annuario, mi sono resa conto che non avevo preparato la mascherina per i denti, quindi io è Aureliane abbiamo provato a sistemarle dal bagno all'ultimo minuto con il solo risultato di ustionarci le mani, poi la partita è iniziata. Le cheerleaders erano meravigliose, mi sono innamorata di tutte. Erano ragazzi mezzi nudi con imbarazzanti parrucche che strillavano con voce femminile e giuro che facevano morire dal ridere. 

Parte dello spettacolo delle cheerleaders nella pausa tra il primo e il secondo tempo. Li amo tutti.

Se consideriamo che l'unica volta che ho toccato la palla è stato quando è caduta di mano al coach e gli l'ho restituita, la partita è andata bene e comunque mi sono divertita, conoscendomi è incredibile come abbia giocato senza entrare in panico nemmeno un po' iscrivendomi senza praticamente sapere le regole del football. E' davvero strana l'emozione che si prova giocando di fronte a tutta la scuola con delle cheerleaders maschili che tifano per te, cercare con lo sguardo i tuoi amici sugli spalti e renderti conto delle centinaia di persone che ti stanno guardando. Alla fine della partita, ovvero quando abbiamo vinto e ho smesso di correre a casaccio per il campo fingendo di sapere cosa stessi facendo mi è presa una sensazione davvero strana. Yuriy e Ive sono scesi in campo e io guardando l'edificio della scuola con la gigantesca scritta "bombers" in verde mi sono ricordata di quando ho letto quella parola per la prima volta il giorno in cui mi hanno assegnato la famiglia mentre con google maps cercavo di immaginare la mia vita a Richland. Con addosso la divisa rosa dei Seniors, con due amici che un mese e mezzo prima non avevo mai visto e nemmeno vivevano nel mio stesso stato, il freddo che condensava il mio respiro in nuvolette e l'edificio scolastico immerso nel buio qualche centinaio di metri più avanti mi è presa davvero una sensazione di irrealtà. Due mesi fa mi sarei iscritta a questa partita non conoscendo praticamente nessuno della mia squadra, sapendo che sarei stata vista da duemila studenti e senza nemmeno sapere le regole? Senza staccare gli occhi dalla scritta bombers in verde nel giro di dieci secondi ho ripensato a tutte le aspettative che avevo prima di venire qua, a quello che mi aspettavo e a quello che mi ha sorpresa, ho ripensato a quando è arrivata la telefonata che mi ha informato sulla famiglia e mi sono messa a correre per la casa urlando mentre Francesca faceva considerazioni inutili sui pantaloncini da tennis, alla prima volta che ho parlato con Ashley su facebook e alla prima volta che ho visto la scuola dal vivo.
Sono emozioni che semplicemente si devono provare per essere capite fino in fondo. E per quanto non sia ancora felice qui nonostante la stabilità, per quanto non sia capitata nella migliore scuola o nello stato che avrei voluto mi rendo conto di quanto scegliere di buttarsi in quest'anno sia stata la decisione migliore che potessi fare.

Seniors a fine partita <3

In ogni caso giovedì è stato il Jersey day, quindi mi sono fatta prestare una maglietta da Derrick. Per chi non lo sapesse (io due settimane fa compresa) "jersey" sono le magliette sportive di una squadra, sinceramente non mi viene in mente un termine italiano con cui tradurre. Venerdì era anche la giornata dell'homecoming game, ovvero la grande partita di football che conclude la Spirit Week, quindi è stato il green and gold day (colori della scuola).  Mentre io cazzeggiavo allegramente con Ebba, Carla e Stefanie senza degnare la partita di uno sguardo i bombers hanno vinto di nuovo e alla fine della partita si sono spente le luci e sono partiti i fuochi d'artificio mentre in una scena che sembrava uscita da un telefilm tutta la scuola è corsa giù dalle gradinate, scavalcando la recinzione   (balzo di un metro e mezzo) e  radunandosi nel campo correndo. Altro momento che non sarà facile da dimenticare.
Sabato c'è stato l'Homecoming vero e proprio, ovvero il primo ballo dell'anno. In teoria bisognerebbe andarci con un date, ovvero dovresti essere in coppia con qualcuno di sesso opposto, ma l'unica persona che mi ha chiesto di andare con lui è stato Ali in parecchie situazioni imbarazzanti. Prima me l'ha proposto una decina di volte inserendolo a caso nei discorsi come se mi stesse chiedendo di andare a prendere una merendina alle macchinette quando in teoria dovresti chiederlo in modo carino, come ad esempio ha fatto Derrick con la sua date mettendo un bigliettino in un cupcake. 
Poi un giorno si è presentato a letteratura con un mazzo di rose rosse, il che mi ha lasciato abbastanza perplessa visto che già gli avevo detto di no. Più o meno due settimane e mezzo dopo ero a lunch e stavo mangiando quando arrivano Andre e Lucas correndo con le convulsioni dal ridere, entrambi con rose nei vestiti e tra i capelli, informandomi che Ali stava arrivando. Prima di reagire e scappare via o poter fare qualcosa è arrivato e mi si è inginocchiato davanti mentre una folla si radunava intorno. Mi ha dato due mazzi di rose rosse, uno di rose bianche e fiori a caso in un vaso di vetro, il che mi ha dato non poche complicazioni visto che quel giorno avevo anche il neonato finto di child development (cosa di cui non ho ancora parlato, ops). Se il suo piano era di farmi sentire cattiva e dire di sì non ha funzionato in ogni caso, e per quanto sia un gesto carino se ti ho già detto di no quindici volte cercare di mettermi in imbarazzo davanti a un sacco di gente non è la mossa giusta. In ogni caso i fiori nel vaso di vetro non sapendo come portarli a casa sono rimasti nell'armadietto di Stefanie per settimane, finchè lei stufa del fatto che non li avessi ancora spostati li ha distrutti insieme a Carla per scrivermi un messaggio carino nel bel mezzo del corridoio. Aw.


Tornando al discorso iniziale niente date, quindi ero in gruppo con un po' di exchange students e amici a caso che ognuno ha portato. Siamo andati a casa di Sam per mangiare e fare foto e poi ci siamo diretti al ballo.

Foto con tutti gli exchange tranne Ebba che ha cenato con il suo date e Ali. Da sinistra, Ive, io, Aureliane, Andre, Stefanie e Timo, in basso Carla e Isaac.

Io avevo comprato delle scarpe orribili e scomodissime qualcosa come due ore prima solo perchè si abbinavano al vestito e subito dopo le foto mi sono infilata un paio di comode vans, ma ho comunque passato tutta la sera cercando di respirare nel vestito di Megan decisamente troppo stretto. In ogni caso è stato divertente, abbiamo ballato tutto il tempo e alla fine siamo andati a casa di una ragazza a vedere un film. Mentre vagavo per la pista cercando qualcuno che conoscessi a un certo punto un ragazzo mi viene addosso, io lo guardo male e mi afferro la spalla, poi mi cade l'occhio sulle mie dita piene di sangue. What the heck, seriously. Mi sto ancora chiedendo esattamente cosa sia successo, ma credo di essere stata colpita da una rosa. Sul serio, quante possibilità c'erano che succedesse? A distanza di una settimana ho ancora una spalla blu, boh. In ogni caso è stato divertente, considerate i balli scolastici delle specie di discoteche in cui tutti sono vestiti bene e vieni sbattuto fuori se balli in modo troppo provocante.
Resoconto finito, anche perché questo post è decisamente diventato troppo lungo, prometto che cercherò di scrivere più spesso. In ogni caso ho aperto un tumblr per postare foto a caso e pensieri da una frase che non meritano un post intero, giusto perchè ho millemila foto che non carico da nessuna parte e un diario fotografico è sempre divertente da riguardare, anche se tumblr non mi è mai piaciuto e non so se e quanto sopravviverà.
Ora vi saluto, prometto di farmi risentire presto!