domenica 29 settembre 2013

E il primo mese è passato

Ed ecco che in uno schiocco di dita il traguardo del primo mese è superato. Ritorno a farmi la stessa domanda di sempre: come mi sento?
Non lo so. Mi trovo bene e questo l'ho già detto, ma non posso dire di essere completamente felice.
Ho passato delle fasi strane da quando sono qui. I primi giorni ero così emozionata che anche solo l'idea di dover parlare inglese, l'essere su uno scuolabus o provare qualunque novità mi faceva venire le lacrime agli occhi dall'emozione e mi dava una scarica di adrenalina. Dopo sono passata nella fase del sovraccarico, in cui la felicità dell'essere qui e la nostalgia per l'italia si annullavano a vicenda, lasciandomi impassibile. In questa seconda fase credo di essere stata così piena di emozioni contrastanti che niente mi faceva reagire sul serio, e penso che sia per questo che non ho mai avuto una vera e propria crisi di homesick, o almeno non ancora. Davo per scontato che tutte queste emozioni accumulate prima o poi esplodessero tutte insieme in una crisi, ma non è successo e non so bene cosa pensare o aspettarmi.
Adesso sono tornata abbstanza alla normalità. Il bello è che nel momento in cui non hai nulla, che siano amici, una famiglia o la conoscenza della lingua un semplice sorriso da un conoscente o scherzare cinque minuti con la tua compagna di banco ti lascia contenta tutta la giornata. Ed il fatto che abbia speso un sacco di tempo a formulare la frase precedente perchè non mi veniva in mente come esprimere in italiano il concetto di "you made my day" mi lascia ancora più contenta.
Dal punto di vista della lingua non so dire che progressi ho fatto. Riconosco che il mio accento per quanto ancora presente è migliorato moltissimo e che capisco tutto, ma nella comprensione non ho mai avuto problemi veri e propri. E' nell'esprimermi che mi sembra di essere ancora bloccata, ma ho comunque ampliato il mio vocabolario e sono quasi sempre abbastanza fluida nel parlare. Se nei primi giorni preferivo la naturalezza alla correttezza grammaticale (è davvero brutto conversare con una persona che pensa cinque secondi prima di rispondere) e quindi sparavo degli errori giganteschi che effettivamente avrei potuto evitare, ora per quanto mi capiti ancora di fermarmi in mezzo a una frase e chiedermi perchè ho detto was al posto di were mi sembra di migliorare.
Consiglio: se siete a scuola/casa/da qualche parte e volete una gomma, non dite "rubber" come la scuola italiana insegna, perchè qui vuol dire preservativo. Dite eraser. Just saying.

A scuola comunque va tutto bene, a parte qualche classica figura da exchange student. Esempio: prendiamo il mio primo test di US history.
Avevo studiato, sapevo le cose. Il prof stava proiettando sulla lavagna (usando il proiettore/smatboard che ogni aula ha) un foglio con scritte le domande mentre le spiegava e io dal mio posto le scrivevo. Alla fine del processo tutti iniziano a passarsi matite rosse, io mi guardo intorno confusa e chiedo a un ragazzo a cosa dovrebbe servirmi la matita. "A correggere?"
Guardo il suo foglio inorridita. Il prof non stava spiegando le domande, dovevamo rispondere simultaneamente e io non avevo fatto il test. Panico.
Ho rifatto la verifica il giorno dopo, ma da allora mentre spiegano le consegne ascolto con tre orecchie.
Tralasciando US history che effettivamente è la materia con cui faccio più fatica, fino ad ora ho preso una A in ceramics e due in biology, materia nella quale non ho mai fatto un errore in un test. Mi piacerebbe darmi del genio, ma il punto è che sono in una classe di freshmans (creaturine del primo anno) ed è effettivamente tutto troppo facile, ma sentirmi intelligente ed essere l'unica (tra l'altro straniera santo cielo) che alza la mano per spiegare agli altri parole che non sanno mi piace troppo, lo ammetto. E poi amo Mr. Staley, giuro che devo iniziarmi a segnare le cose divertenti che fa/dice e comunicarvele, perchè è davvero un personaggio.
Dal punto di vista amici sono abbastanza soddisfatta, anche se per qualche strano scherzo del destino ogni volta che conosco qualcuno questi sparisce dalla scuola impedendomi di socializzare di più.
Per ora però mi sento di definire effettivamente miei amici solo gli altri exchange students. Parlo di Stefanie che mi  è stata vicina fin dal secondo giorno e che era la mia ancora di salvezza quando ancora non conoscevo nessuno, Ali che mi fa morire dal ridere con le sue incomprensioni linguistiche e che diventa più inquietante e inopportuno giorno dopo giorno, Ive che si siede vicino a me sullo scuolabus per chiacchierare tranquillamente o ascoltare un po' di musica, Carla con cui non condivido nemmeno una classe o il lunch ma con la quale mi sento così a mio agio, Andre con il suo essere idiota quando porta a scuola una mela gigante senza motivo, ti infila un cubetto di ghiaccio nella maglietta o all'improvviso ti placca e ti lancia per terra sghignazzando, Aurelienne che ride con me invece che scappare quando Ali diventa inquietante e che mi parla di sua mamma italiana che le ha insegnato qualche parola nella mia lingua.

Voglio spendere due parole (esiste questa espressione in italiano? Oddio mi sento analfabeta) a proposito di Ali. Viene da un paese in cui indipendentemente dall'età non si possono bere alcolici, non puoi scegliere chi sposare o come vestirti per andare a scuola (che ragazzi e ragazze non frequentano insieme) e nel quale le relazioni tra adolescenti non esistono.
Non essendoci sono ragazze nella sua scuola non ha modo di conoscerne o frequentarne, ergo non ha la minima idea di come rapportarsi con il mondo femminile e arrivato qui probabilmente gli è sembrato di essere entrato in paradiso, cosa che l'ha evidentemente mandato in confusione. Se devo descriverlo con una parola, allora dico che è inopportuno. Non ha un filtro tra il cervello e la bocca, dice tutto quello che pensa a costo di gesticolare perchè nonostante i progressi fatti in questo mese non sa esprimersi e si rifiuta di capire cosa può e cosa non può fare. Pensa che tu sia bella? Te lo dice. Vorrebbe baciarti, che ti conosca o meno? Te lo dice. Stai parlando con un ragazzo con cui vede che c'è feeling? Vi suggerisce di sposarvi e vi comunica che secondo lui dovreste baciarvi. Due persone timide stanno parlando? Dice a una delle sue "he likes you, I can see it!" giusto per aumentare l'imbarazzo. Vuole venire all'homecoming con te? Te lo chiede tutti i giorni almeno cinque volte. Pensa che la ragazzina seduta davanti a lui sembri un ragazzo? Glielo dice, facendo osservazioni sui suoi baffi.
Ora sembrerà che io voglia lamentarmi di lui, ma sinceramente capisco che possa essere spaesato e non sono una di quelle persone che lo evitano additandolo come "strano", nonostante tutto questo ce l'ho sempre attorno e siamo amici, volevo solo fare qualche considerazione sulla flessibilità mentale e sull'adattarsi a una nuova cultura.
Qual'è il punto? Ripeto, capisco che adattarsi a una cultura possa essere difficile, e mentre per lui è difficile capire cosa può fare/dire e cosa non può io non ho questo genere di problemi per via della cultura europea non poi così diversa da quella americana. E voi vi chiederete di nuovo, qual'è il punto?
E' che è troppo facile. Avrei voluto partire, imparare una nuova lingua, imparare una nuova cultura, guardare con curiosità un mondo diverso e tornare in Italia arricchita da tutto questo, e mi rendo conto che l'America non è stata la scelta giusta per me. Perchè non sto imparando una lingua, sto perfezionando una che sapevo già. Non ho trovato nuovi cibi, costumi e tradizioni, e sapete perchè? Perchè ho avuto paura di fare un passo troppo grande per me e ho scelto gli Stati Uniti senza pensarci. La mia indecisione era concentrata nella scelta del partire o meno, quando invece avrei dovuto passare più tempo a decidere il paese.
Non dico che sia facile vivere qui, gran parte della difficoltà nel partire sta nel lasciare indietro la propria vita e questo non c'entra con la destinazione, e il problema di farsi amicizie o adattasi alla scuola persiste ovunque tu sia, ma mi sembra lo stesso di avere fatto la scelta più facile e scontata. Non fraintendetemi, non è che non mi piaccia qui, ma mi rendo conto che avrei dovuto buttarmi di più, spingermi più in là.
Ma chiudendo questa parentesi malinconica, pochi giorni fa mi è arrivato un pacco con le cose che avevo dimenticato in Italia, comprensivo di piastra, scarpe e tutte le mie sciarpe. Al momento di partire avevo dato la precedenza alle cose che qui non avrei potuto trovare e che mi legano alle persone più importanti e tra regali e cose rubate senza il consenso del proprietario mi sono portata dietro una felpa di Ale e di mio padre, una canottiera da mia mamma, la maglietta di Francesco e quella di Angelo, il cuoricione di Lucia e il regalo di Francesca. Ero così impegnata a ricordare gli amici da dimenticare le mie cose, il che diventa drammatico quando ti trovi senza scarpe.
Anyway, se dovessi dare un voto a questo mese credo che un sette sia azzeccato, e con questo chiudo perchè devo assolutamente preparare il mio progetto di Child Development sui parti in Cina e domani mattina devo fare vedere un power point sull'Italia alla mia classe di fotografia.
Post-it mentale per me stessa: prometto un'aggiornamento a breve, devo parlarvi delle chiese in America, del Green e Spanish club e dello sviluppo delle mie amicizie, adieu!

martedì 17 settembre 2013

Primo viaggio, prima partita, prima festa, primi amici

Sono le undici e sono seduta sul mio letto, bagnata fradicia dalla testa ai piedi. E sapete perchè? Perchè Andre e il ragazzo russo del quale non ricordo il nome sono due idioti. Ma facciamo un passettino indietro.

Sono qui da ormai tre settimane e mezzo. E' davvero assurdo pensarci, non mi sembra possibile che il tempo voli in questo modo e che quasi un decimo della mia esperienza sia già volato via. Voi penserete chissenefrega, dieci mesi sono tantissimi, ma non potete capire questa stranissima sensazione che si prova vedendoti la vita scivolare via con l'avanti veloce.
Sono rimasta a parlare dei primi tre giorni di scuola, il che vuol dire che sono indietrissimo e vi racconterò più o meno cosa è successo in tutto questo tempo, mi spiace ma davvero non ho mai tempo di scrivere!
Il primo week end sono andata con la mia hostfamily e Cleveland (il ragazzo di Ashley) a Silverwood, un parco divertimenti in Idaho. E' strano vedere come Cleveland sia a tutti gli effetti un membro della famiglia: viene sempre con noi se andiamo da qualche parte, insiste perchè io non paghi quando usciamo, lo ritrovo in casa la mattina presto a fare il cubo di rubik in cucina o a riparare qualcosa quando torno da scuola. Non so se è una cosa americana o dipende solo dalla mia famiglia, ma è bello vedere un rapporto così "alla luce del sole", senza imbarazzo davanti ai genitori e così naturale. Nel senso, io credo che non riuscirei ad andare con naturalezza alla fiera del paese con tutti i parenti del mio ragazzo o a un parco acquatico ridendo e scherzando con sua mamma, ma Cleveland tratta Derrick e Alinda come fossero suoi fratelli e sembra sempre a suo agio con tutti.
Credo che dipenda dal fatto che qui negli Stati Uniti le relazioni tra adolescenti vengono prese molto più sul serio che in Italia, da quanto ho visto io qui non esiste il "ci siamo baciati ma è solo un amico" "non so se mi piace, ci stiamo solo frequentando" o "non è niente di serio, è una storiella così".
Ma sto divagando, parlavo di Silverwood. Dunque, è stata una giornata divertente e sono stata sulla montagna russa più alta che abbia mai visto, non so con quale coraggio. Ho strillato con tutto il fiato che avevo in gola e una volta scesa non riuscivo più a fare funzionare le gambe, ma questi sono dettagli, suvvia.
Nel momento della foto io avevo le mascelle spalancate, Derrick fingeva di dormire, Cleveland cercava di dare un bacio sulla guancia ad Ashley che "sorrideva" (parole sue). Non so come funzioni in America, ma quello a casa mia è un urlo terrorizzato più che un sorriso hahaha
Comunque il giorno dopo Ali mi ha invitato ad uscire con lui e qualche altra persona conosciuta a scuola compreso il misterioso exchange brasiliano che non avevo ancora mai visto, ovvero Andre, che comunque non si è presentato perchè doveva andare a messa con la host family. Siamo andati al bowling dove ho conosciuto Sundas, una ragazza che dice dice di essere ossessionata dall'Italia e mi ha fatto un sacco di domande, sua sorella Sunbal che è nella mia classe di fotografia, una cheerleader della quale non ricordo il nome e Mallory, un'altra ragazza simpaticissima che ha iniziato a chiedermi cose come "Do you like asians hot guys?". Ogni volta che Mallory cercava di parlare con me Sundas le strillava "She's mine, take another exchange student!" hahaha le adoro. Abbiamo giocato un po', abbiamo fatto foto stupide in una cabina, abbiamo vinto un pupazzo orribile e con i punto guadagnati giocando abbiamo scelto come premio delle caramelle e dei glittery jewel tatoos, ovvero tatuaggi da principesse, che cosa matura <3
Mi hanno detto di cercarle il lunedì dopo per mangiare con loro e mi hanno invitato ad andare insieme all'homecoming (che ricordo essere a fine ottobre), peccato che il lunedì non ho trovato il loro tavolo da nessuna parte. Martedì ho trovato Sundas e ho mangiato con lei e Ali, ho conosciuto un suo amico ucraino dal nome impronunciabile e Andre, l'exchange brasiliano, la persona più estroversa sulla faccia della terra.
Nei giorni seguenti ho fatto abbastanza amicizia con Stefanie e ho iniziato a mangiare sempre con lei in quello che ormai è l'"exchange table" con me, lei, Lucas (dalla svizzera), Andre e Ali oltre alle amiche di Megan, hsister di Stefanie. Nonostante le incomprensioni linguistiche sono divertenti, riusciamo a capirci e scherzare sempre. Mi torna in mente l'episodio in cui Andre mi ha invitata ad andare all'homecoming con Ali e Ali con Andre, e quando al mio ironico "Sure!" Ali si è offeso e ha continuato a ripetere "What's wrong with me?" per dieci minuti abbiamo tutti riso fino alle lacrime.
Davvero, dovreste vedere Ali mentre cerca di esprimersi con il suo pesantissimo accento arabo, è uno spettacolo che fa morire. Lo ammiro perchè nonostante non sappia mai comportarsi per via del suo paese completamente diverso e le sue difficoltà linguistiche cerca sempre di essere socievole, anche se i risultati non sono sempre quelli sperati. Se senti un gruppo di persone ridere sguaiatamente in classe, in mensa o a una partita, una volta su tre ti giri e lo vedi in mezzo a loro.

La mia vita va avanti così, ho la mia routine, ho qualcuno con parlare più o meno in ogni classe, sto conoscendo gente e stringendo amicizia. Ho notato che più mi sento a mio agio con una persona meglio mi esprimo in inglese, e lentamente a piccole dosi sto mettendo via la timidezza.
Alla prima riunione dell'International Club ho rincontrato Sundas, ho conosciuto un bel po' di persone della quale ho già dimenticato il nome e ho finalemente conosciuto quasi tutti gli altri exchange. Siamo undici, dio mio. Undici!
Stefanie dall'Olanda, Ali dall'Arabia Saudita, Aurelienne dalla Francia, Lucas dalla Svizzera, Ebba dalla Svezia,  Carla dalla Spagna, Ive dalla Slovacchia, Andre dal brasile e altri due che sono nella squadra di football e quindi non ho mai visto. Sto dimenticando qualcuno, uhm.
Ive prende il mio stesso scuolabus al mattino, quindi ci sediamo sempre vicine a chiacchierare, finalmente mi sento sempre più integrata.
La settimana scorsa sono andata alla mia prima partita di football. Dovevo incontrarmi con Stefanie, quindi il mio hdad mi ha portato a scuola e io ho aspettato che lei arrivasse e mi mandasse un messaggio, visto che lei aveva il mio numero ma io non avevo il suo. E aspettato. E aspettato. E aspettato.
*deja-vu*
E aspettato. Per cinquanta minuti.
Non potevo contattarla in nessun modo e lei non arrivava. Ho chiesto a Ashley il numero di Megan ma non rispondeva. Tenevo davvero tanto a vedere il mio primo pep rally e la prima partita, ma mi sono limitata a stare seduta nel parcheggio per quasi un'ora vedendo ragazzi vestiti con i colori della scuola dirigersi in palestra. Ho sentito la musica iniziare, le urla, l'inno della Richland High, la gente che entrava correndo in ritardo, la musica che continuava e poi finiva, mentre io ero da sola seduta contro a un muro. Ammetto di avere pianto per la prima volta.
A chilometri da casa, con la host family a una partita di hockey e quindi senza la possibilità di tornare a piedi, senza sapere cosa fare mentre sentivo le urla e la musica del pep rally che avrei tanto voluto vedere mi sono sentita davvero sola per la prima volta. Sola, spaesata, senza la possibilità di tornare a casa o fare qualcosa che non sia aspettare ho davvero per la prima volta sentito la mancanza dei miei amici, quegli amici che non ti lasciano sola in un parcheggio cinquanta minuti.
Ho davvero avuto un piccolo attacco di homesick e un passante che mi ha vista mi ha offerto uno dei panino che stava portando. Americani.
Comunque a un certo punto Stefanie mi ha chiamata dicendomi che non era riuscita a farlo prima perchè aveva il mio numero sbagliato e siamo andate al campo, anche se ho perso il pep rally. La partita era fantastica, ma ancora migliore è tutto ciò che ci viene costruito intorno: l'orchestra, i numeri delle cheerleaders, il corpo di ballo, lo school spirit.
Lo school spirit è davvero una delle cose che mi piacciono di più degli stati uniti. Siamo seri, in Italia a quante persone interessa davvero della propria scuola? Baste guardare le pareti del Brera, i banchi inutilizzabili per i troppi tagli e le porte sfondate dei bagni per rispondere. Qui invece c'è un forte senso di appartenenza alla propria scuola, inni, persone che si dipingono la faccia e strillano come se stessero guardando una partita di serie A. Per i corridoi ci sono ovunque cartelloni con la scritta "welcome home" e frasi che incitano noi bombers (soprannome degli studenti che deriva dal nome della squadra di football), il simbolo della Richland High è stampato su qualunque cosa e tutti hanno felpe e magliette della scuola.
Venerdì sono stata di nuovo a un football game ma sinceramente non ho guardato la partita più di tanto. Sono arrivata con Derrick e una volta lì ho incontrato Carla, Eve e Andre; si sono poi aggiunti Ali, Lucas, Sunbal, il suo amico ucraino e un sacco di gente, e diciamo che abbiamo passato il tempo a chiacchierare e a tirarci ghiaccio (si, davvero) invece che guardare la partita. Ho anche conosciuto due senior, una ragazza simpaticissima che è con me a lit (When is the next international club meeting? You guys are so cool!), una ragazza della squadra di basket e altre persone random.
Domenica sono andata a una festa a casa di Andre, il che spiega perchè sono bagnata dalla testa ai piedi con i vestiti appiccicati addosso. Alla festa ho trovato Carla e Ive, con cui sto facendo molta amicizia in questi giorni, ovviamente Andre, la sua hsister e qualche altra persona che conosco. Lì ho anche conosciuto il russian dude che mi ha presa in braccio e si è lanciato in piscina e un altro po' di gente random.
A un certo punto dopo che Carla e Ive se ne sono andate mi sono trovata sola e mi sono messa a giocare a Just Dance con due completi estranei, cosa che un mese fa non mi sarebbe mai passata per la testa. Uno dei due comunque è un Junior nella mia scuola, si chiama Scott e abbiamo chiacchierato per un bel po', mi ha chiesto che lunch abbia ma siamo a orari diversi. Comunque mentre parlavo con lui sono stata afferrata a sorpresa dal ragazzo russo che mi ha presa in braccio e mi ha letteralmente lanciata in piscina con scarpe e tutto, chebello. Il punto è che entro dieci minuti dovevano venirmi a prendere i miei host parents in macchina, infatti dopo qualche minuto Derrick inizia a chiamare mentre io ero ancora nella fase nella quale tre persone diverse cercavano in tutti i modi di impedirmi di respirare.
Quando hanno iniziato a cercare di tirarmi dentro mentre in due mi tiravano fuori dalla parte opposta rischiando di strapparmi le braccia ho iniziato a strillare in italiano e credo di avere sentito una ragazza che chiedeva confusa "Is she talking in some another language?" hahahahaha
Scott, che si era eroicamente gettato in piscina con i pantaloni improvvisando quello che credo fosse un tentativo di un salvataggio mi ha aiutata a cercare le scarpe che in un primo momento ho tirato addosso ad Andre e Lucas, poi sono corsa via presentandomi davanti alla macchina dei miei hparents con i vestiti incollati addosso e le scarpe in mano, mentre Alinda rideva come un'idiota e Derrick continuava a ripetere cose come "Do you know how I feel? Dry".

Okay, senza stare a fare una telecronaca minuto per minuto il succo è che sono contenta di avere trovato degli amici, per quanto idioti, e sono nella fase di adattamento.
A scuola va tutto bene, i compiti non sarebbero tanti ma prendono un sacco di tempo per quel piccolo inconveniente chiamato lingua inglese che sembrerebbe perseguitarmi. Tralasciando il giorno della prima partita non ho avuto particolari momenti di tristezza, solo sensazioni di nostalgia che tendono a passare abbastanza in fretta, per fortuna. Nemmeno per un secondo mi sono pentita della scelta di partire o ho voluto tornare in Italia, gli unici dubbi che mi sono venuti sono sulla scelta degli Stati Uniti, ma questo post sta diventando troppo lungo per parlarne.
Parlando di argomenti inutili non mi sono ancora pesata, ho paura. Guardandomi allo specchio non mi sembro ingrassata, ma se penso a cosa ho mangiato in questo mese mi viene male.
Chiudendo la breve parentesi peso non so mai come concludere i post, au revoir devoandarepromettounaggiornamentoabreve

domenica 8 settembre 2013

Primi tre giorni di scuola

Ciao lettori fantasmi, voi che fate 500 visualizzazioni ma non commentate nemmeno per sbaglio dandomi la strana sensazione di parlare da sola!
Oggi anche se sono in ritardo volevo raccontarvi i primi giorni di scuola, dunque

Ho iniziato mercoledì 28, mi ha portato a scuola Ashley in macchina e ho perso le prime due ore perchè non avevo ancora scelto le materie. La scuola è divisa in cinque edifici diversi e mi ha dato subito la certezza che mi sarei persa. Appena arrivate siamo andate in segreteria e ho preso appuntamento con il councelor, poi hanno incaricato cinque ragazzi di farmi vedere la scuola.
Perfetto, un'occasione per socializzare! 
E invece no. Perchè nella mia scuola ci sono 2000 studenti e una decina di exchange students, quindi a nessuno interessa da dove venga o è incuriosito da me, ergo si sono limitati a chiacchierare tutto il tempo tra di loro indicandomi distrattamente la palestra o la mensa. Amen. 
Non mi sono demoralizzata e sono andata a richiedere un armadietto anche se tutti mi hanno assicurato che nessuno lo usa, ed effettivamente il mio è nell'edificio due, in culo al mondo, rendendomi impossibile cambiare i libri tra un'ora e l'altra. Yay.
Comunque siamo andate da starbucks perchè avevo ancora un'ora di attesa che non avevamo voglia di passare in segreteria, poi tornate a scuola sono andata a scegliere le materie:
1st period: US History (obbligatorio)
2nd period: Photography 1
3rd period: Pre-Calculus (matematica)
Lunch A (si, mangio alle 10.55, sul serio)
4th period: Biology
5th period: Ceramics 1
6th period: American Lit (obbligatorio)

Uno dei ragazzi che mi aveva fatto fare il giro mi ha fatto vedere come aprire l'armadietto, e su questo voglio impiegare due parole: è impossibile. Sul serio.
Quando sentivo gli altri exchange parlare di questa difficoltà pensavo esagerassero, ma sul serio ci ho messo giorni prima di essere in grado di aprirlo da sola senza fermare qualcuno per farmi aiutare.
In pratica hai una combinazione di tre numeri, ma devi girare la rotellina in senso prima antiorario, poi orario passando il primo numero facendo due giri, poi tornare indietro in senso orario e raggiungere il terzo numero in senso antiorario, e se non prendi la tacca giusta perfettamente quella stupida lattina si rifiuta di aprirsi. Quindi nei primi giorni ho lasciato perdere e mi sono portata tutto dietro, adesso sono in grado di usarlo anche ma riesco ancora a fare disastri come fare cadere nonsocome attraverso una fessura un foglio che dovevo consegnare a un prof nell'armadietto sotto il mio. Addio foglio, ciao.

Ecco mi sono persa, di cosa stavo parlando? Si, il primo giorno.
Come prima lezione mi sono diretta a pre calculus, era già iniziata quindi ho solo detto di essere una exchange student nuova e non ho capito cosa mi ha risposto il prof. Mi hanno fatta sedere accanto a una ragazza della quale non ho nemmeno visto la faccia perchè ha parlato tutto il tempo con il tizio alla sua sinistra che almeno mi ha chiesto da dove vengo. Alla fine della lezione una ragazza carinissima mi si è avvicinata e tutta sorridente mi ha detto che si è trasferita dall'Idaho l'anno scorso e abbiamo chiacchierto un po' ma io avevo il lunch e lei lezione, dunque mi sono diretta verso la cafeteria.
Derrick ha il mio stesso lunch ma tralasciando il fatto che in ogni caso non l'ho visto, volevo prendere l'iniziativa e mangiare con qualcuno quindi mi avvicino a una ragazza che era in tavolo da sola e esito: "Hey! I'm an exchange student, can I sit here? I don't know anyone in this... continent. ehm"
Chi mi conosce sa che non sono così socievole con le persone che non conosco, quindi già per me non è stato facile avvicinarmi così a una persona a caso, comunque ho avuto la conferma del fatto che qui a nessuno frega assolutamente nulla degli exchanges. Mi ha chiesto da dove venissi e altre due cose poi mi ha ignorato, quindi ho finito di mangiare il mio tristissimo panino, ho fatto tre volte il giro della scuola perchè non volevo aspettare davanti alla classe di biologia e quando dei ragazzi dall'aria strana hanno iniziato a salutarmi e passarmi vicino fissandomi sono entrata in classe.
Un freshman che mi ha sentito parlare con il prof mi ha chiesto da dove venissi, poi è iniziata la lezione. Nel giro di dieci minuti ho deciso di adorare Mr. Staley che sembrava stare tenendo uno spettacolo comico più che una lezione. Ci ha fatto vedere un power point sulla sua vita, i suoi viaggi e le sue figlie (My daughter is the one on the left, quando a destra c'era un cavallo hahahahaha) includendo anche Michael Jackson e un sacco di cose che non posso raccontare per filo e per segno perchè questo post sta diventando troppo lungo. Comunque è weird, ma mi piace.
Poi sono andata a ceramics, una sorta di discipline plastiche/scultura, classe dove il prof mi adora solo perchè sono italiana, e alla fine ad American Lit dove ho trovato altri due exchange: Ali dall'arabia Saudita e Stefanie dall'Olanda.
Il secondo giorno ho dovuto prendere lo scuolabus (ALLE SEI E QUARANTACINQUE UCCIDETEMI ADESSO), sono arrivata a scuola e ho cercato di aprire l'armadietto, ma niente da fare.
Alle 7.55 sono andata per la prima volta a US history dove ho ritrovato Stephanie e ho fatto la figura dell'idiota fin dall'inizio <3
Il prof mi ha fatto alzare in piedi e mi ha chiesto quale sia un mio goal per quest'anno e quale sia la csa più strana che io abbia mai mangiato. Considerate che la classe non sapeva che fossi un'exchange, io alla prima ho risposto imparare l'inglese e alla seconda volevo parlare delle mie brutte esperienze con i panini al polmone di mucca ma non sapevo come dire polmone, quindi tutti hanno provato a capire cosa stesi cercando di spiegare a gesti, ankward. Ho concluso con un "and it was disgusting, yeah" e tutti sono scoppiati a ridere, spero non di me.
A fotografia ho ritrovato Ali, il ragazzo arabo, e un'altra exchange dalla francia, credo si chiami Aurelienne. Una sophomore bionda mi ha fatto sedere vicino a lei e abbiamo chiacchierato un po' mentre una tizia mi diceva "say something, I love your voice" hahahaha
Il prof continuava a sfottere noi "exchange kids", soprattutto Ali che parla inglese davvero male, poi ci ha fatto usare google earth per fare vedere alla classe casa nostra.
A pranzo ho mangiato con Stefanie, sua sorella ospitante Megan e alcune altre ragazze, sono tutte simpatiche anche se il fatto che Stefanie sappia l'inglese mille volte meglio di me mi mette un po' in difficoltà.
A biology ha parlato di esperimenti e ho capito quasi tutto, yay. Peccato che sia in una classe di quasi soli freshmans.
Ad american literature Ali non era in grado di rispondere alle domande e continuava a chiedere a tutti cosa dovesse fare, poveretto. Io invidio Stefanie per il suo inglese quasi perfetto ma c'è da dire che parto da una posizione privilegiata avendo studiato per tanti anni, mentre lui è in un paese completamente diverso e deve parlare una lingua dove nemmeno l'alfabeto è lo stesso.
Usciti da scuola l'ho accompagnato agli scuolabus perchè non sapeva come tornare a casa e il primo giorno credo si fosse perso (cosa che sarebbe successa anche a me se non fosse per Derrick che mi ha chiamata e mi ha aiutata a trovare lo scuolabus). 
Mi ha detto che l'Arabia è completamente diversa, mi ha chiesto se in Italia la gente si baci per strada (I'm shocked!) e ha detto che nella sua scuola non ci sono ragazze.
Il terzo giorno sono finalmente riuscita ad aprire l'armadietto e a pranzo sono tornata da councelor per cambiare precalculus, ciao ciao matematica. 
Le materie che potevo prendere senza spostare niente nel mio orario erano:
a) Educazione fisica
b) Child development
c) Computer per idioti (non ricordo il nome preciso, comunque un corso in cui ti insegnano a usare Word, Power Point &co)
d) Health

And guess what? ...
Child development. Si, sul serio.
Avete mai visto in un telefilm americano dei ragazzi che devono portare ovunque vanno una bambola e prendersene cura? Si, child development. Non ho resistito.
Mi sono detta che non sono qui per fare la scuola italiana in inglese. Okay, non farò matematica, ma in seconda non ho preso una sufficienza in tutto l'anno eppure ho fatto dei test di recupero perfetti a settembre, quindi posso studiare d'estate. Anzi, mi sarebbe toccato farlo lo stesso, visto che il programma era diverso. Per ora voglio solo godermi quest'anno e immergermi completamente nella scuola americana facendo qualcosa che in Italia non avrei mai avuto l'occasione di fare, in fondo non sono qui per questo?

In ogni caso di venerdì c'è un ora in meno, tutte le ore sono accorciate e c'è un solo pranzo, il secondo. Fantastico, se solo qualcuno mi avesse avvisato.
Dopo precalculus sono andata in caffetteria notando distrattamente i corridoi stranamente deserti, e arrivata lì ho visto la mensa vuota con Ali che si guardava in giro spaesato. Noi exchange students ci distinguiamo sempre :')
Comunque abbiamo chiesto a una tizia che ha confermato che il venerdì il lunch A non esiste, il che vuol dire che ero in ritardo spaventoso per biologia.
Sono entrata e Staley non si è arrabbiato, lo adoro. E la mia adorazione è cresciuta ancora di più quando ho visto nell'angolo della lavagna:
Thought of the day: woo friday.

ahahahahaha sul serio, lo adoro. Tralasciando il pensiero del giorno che è sempre sulla lavagna, rende le lezioni divertenti e cattura la nostra attenzione in qualunque modo, cosa abbastanza comune tra i professori americani che tengono molto al fatto che tua stia ascoltando e sia coinvolto nella lezione.

Comunque i miei primi giorni sono stati questi, anche se adesso che scrivo è già passata una settimana di scuola. 
Che dire? Mi sto abituando alla mia nuova routine, la scuola mi piace e non ho eccessivi problemi con l'inglese. Non ho amici veri e propri, ma ho molte persone che mi piacciono con cui passare il tempo e mi sento tranquilla.
Non ho ancora avuto nessuna crisi, i primi giorni sono passati liscissimi senza attacchi di aiutovogliotornareacasa. Se nella prima settimana ho fatto quasi la fame adesso mangio come un tacchino a dicembre, sul serio.
Una cosa che ho notato è che una vita in una lingua che non è la tua richiede un sacco di energia. Se quando ero in Italia tornavo a casa alle quattro e mezza del mattino senza ombra di stanchezza per svegliarmi all'una del giorno dopo, qui ho sonno. E non perchè faccio sport o mi muovo molto, ma perchè essere ininterrottamente concentrata per capire tutto intorno a te e assorbire le abitudini di una famiglia che non è la tua stanca. La scuola per me qui è una serie di lezioni all'interno di una gigantesca ora di inglese che prosciuga le mie energie fino all'ultima goccia. Perchè se vuoi capire devi essere sempre concentrata, avere più senso dell'osservazione degli altri, iniziare a pensare in inglese senza cercare di formulare le frasi in italiano per non avere d'istinto rispondere in italiano e di conseguenza quando ti parlano non capire al primo tentativo. Devi essere allegra e piacevole per cercare di fare amicizia, devi studiare biologia in una lingua che non è la tua, devi essere abbastanza sveglia per capire come funzionano le cose senza doverlo chiedere sempre.
E questo stanca. L'Isabella che in Italia sfiora il limite dell'insonnia in America alle nove e mezza non sta in piedi. L'Isabella che in Italia mangia schifezze per il gusto di mangiare in America ha fame per davvero, quel tipo di fame che ti viene perchè sul serio hai consumato tutta l'energia che hai accumulato con il pasto precedente. Derrick ride vedendomi trascinare come uno zombie per la casa ululando "food, give me some food!" e Alinda si lamenta che le rubo il burro di arachidi, but I don't care.
Per ora la mia vita è questa, mi sto adattando e sono contenta. Non sono felice, quello è il passo successivo che richiede un grande percorso costellato di ricadute, ma sono contenta. 
Non sono socievole come Ali, il mio inglese non è al livello di Stefanie, non sono in una scuola in cui tutti mi cercano e l'integrazione è qualcosa che devo costruirmi pezzettino per pezzettino, ma sento che posso farcela, e questo è già da se un grande passo se consideriamo quello che è sempre stato il mio pessimismo.
Io sono sempre stata quel tipo di persona ansiosa che si preoccupa per tutto, sempre nel panico, che non ha affatto fiducia in se stessa e che incarna l'insicurezza. 
E lo sono ancora, se mi fermo a riflettere per più di dieci minuti mi dico che il mio inglese non migliorerà mai, sarò sempre sola e non mi sentirò mai completamente integrata qui, ma la maggior parte del mio tempo lo passo senza preoccupazioni inutili con un sorriso sulle labbra e la consapevolezza che non c'è motivo per cui io non possa farcela.
E' un cambiamento superficiale, ma mi sembra di vivere ogni giornata con una leggerezza che non avevo mai avuto, libera dalle preoccupazioni. E, ancora una volta, mi sento bene.
Ora devo andare, è tardi e Princess russa ai miei piedi, prometto che avrete un aggiornamento a breve.
Giuditta, smettila di rompere le palle perchè non scrivo abbastanza spesso.
Passo e chiudo.


domenica 1 settembre 2013

Primi giorni

Cinque giorni. E' da solo cinque giorni che sono qui e sto iniziando lentamente a sentirmi sempre più a mio agio, sempre più a casa.
Sono arrivata nell'aeroporto di Pasco più o meno alle sei di pomeriggio e ho trovato la famiglia ad aspettarmi: David (hostdad), Paula (hostmom), Ashley (hostsister, 17 anni) e Derrick (hostbrother, 15 anni). Alinda, la mia sorellina ospitante di sette anni non c'era perchè era a nonhocapitoafarecosa.
Quando sono arrivata li ho salutati e siamo andati ad aspettare la mia valigia al nastro dei bagagli. 
E aspettare. E aspettare. 
E fu così che la mia valigia non arrivò, che bello.
Siamo andati a denunciare la perdita della valigia, mi hanno portato a vedere la casa e poi siamo andati a mangiare da Red Robin, una specie di ristorante molto all'americana che c'è a Richland, e in questo lasso di tempo ho notato due cose.
a) Non capivo assolutamente nulla. Sarà stata la stanchezza o l'emozione, fattostà che afferravo una frase su tre.
b) Richland è nel bel mezzo del deserto. Si, il deserto. La poca erba che c'è è secca e gialla e dall'aereo ho visto chilometri e chilometri di landa desolata, arida e inabitabile. E io che mi aspettavo di arrivare in un posto freddo. Il paesaggio è abbastanza divertente, perchè in centro e nei giardini delle casa è tutto verde e ben curato, ti giri verso le colline e trovi il deserto senza un singolo albero.
Mentre fingevo di capire quello che mi dicevano ho ordinato un bacon cheeseburger, dopo siamo tornati a casa. Come prima sera è stata abbastanza silenziosa, ma c'è da dire che non riuscivo nemmeno a tenere gli occhi aperti.
Ho passato la prima notte a dormire a intermittenza, parlando con gli amici italiani su whatsapp rigirandomi nel letto e nell'unico sogno che mi ricordo non avevo i denti, tutti mi odiavano e la mia host family voleva rispedirmi a casa. Weird.
Quando verso le nove e mezza mi sono svegliata sentivo delle voci in cucina e avevo paura di alzarmi. Lì, in un letto non mio, con a due metri di distanza Ashley addormentata (si, condividiamo la camera) mi sentivo davvero indifesa, è una sensazione difficile da spiegare. So che andando in cucina avrei dovuto essere amichevole con delle persone che non conosco, che avrebbero provato a iniziare una conversazione e che mi avrebbero fatto domande che probabilmente non avrei capito dando il via a silenzi imbarazzanti e tanta ansia da parte mia.
A un certo punto però mi sono girata e ho visto Ashley che mi guardava, quindi ho smesso di fingere di dormire, abbiamo parlato un minuto e mezzo e sono andata a farmi una doccia.
Uscita ho incontrato Paula che mi ha detto di prendere da mangiare quello che voglio, ma per quanto lei sia gentile sinceramente mi sentivo a disagio a frugare nella dispensa quindi mi sono limitata a verasarmi del caffè che ho bevuto così perché non sapevo dove fosse lo zucchero e a pucciarci qualche oreo.
Nel pomeriggio siamo andati con la famiglia e il ragazzo di Ashley a un country fair, una specie di fiera con bancarelle, giostre e altre cose.
Lì mi sono resa conto del fatto che se non sono troppo stanca riesco a parlare inglese abbastanza bene, quindi ho chiacchierato tranquillamente un po' tutto il pomeriggio, anche se mi sentivo un po' a disagio. Ho conosciuto Cleveland, il ragazzo di Ashley, suo zio, convinto del fatto che la pizza sia nata a New York e Alinda, la mia host sister che non avevo ancora mai visto, e che Cleveland mi ha ordinato di chiamare tiny human, lol. Per pranzo ho mangiato un corn dog, una specie di disgustoso hot dog impanato, mentre Cleveland continuava a chiedermi "How american does it tastes like?"
Considerato che c'era anche una bancarella di burro fritto non mi lamento. Poi sempre all'interno della fiera siamo andati a una specie di spettacolo di ipnosi e poi a un rodeo (che loro pronunciano ròdio, quindi fino a che non mi sono trovata lì non sapevo dove stessimo andando). 
Dunque, in tutto il giorno ho mangiato tre oreos e un corn dog verso le quattro. Il che ci può anche stare, se non fosse che nei giorni seguenti ho notato che la mia famiglia non mangia. Nel senso, a meno che non si riuniscano a svuotare il frigo di nascosto mentre faccio la doccia non li ho mai visti fare colazione o pranzo e a cena cucinano solo a volte, il che mi ha messo parecchio in difficoltà. Perchè un conto è prendersi una mela, un conto è tirare fuori cibo e pentole e mettersi a cucinare in casa di qualcun altro quando nemmeno ho avuto il coraggio di chiedere dove fosse lo zucchero.
Ergo, in questi giorni sono andata avanti a mele, ciò che trovavo sul tavolo e ogni tanto un panino, diciamo che l'unico pasto della giornata è la cena. C'è da dire che sono dimagrita, ma questa cosa mi lascia perplessa lo stesso.
Anyway, chiusa la parentesi cibo, il terzo giorno non ho fatto nulla di particolare, erano tutti a lavoro quindi per socializzare un po' sono andata ad aiutare Paula nel suo "shop", ovvero un edificio più grande di casa mia che c'è in giardino pieno di... Stuff. Every kind off stuff.
Dagli attrezzi da falegname all biciclette, da due troni in legno (??) alle vecchie foto di famiglia, dagli articoli di giardinaggio a un tavolo da air hockey. E non ho nemmeno idea del perché lo chiamino shop, ma okay. Nel pomeriggio siamo andati a fare la spesa da costco, un supermercato gigantesco in cui vendono solo cose in formato gigantesco and then siamo tornati a casa. Avremmo dovuto andare a una partita di baseball ma ha iniziato a diluviare. Ho fatto vedere a Derrick e Alinda la mia casa su google earth e Derrick mi ha platealmente presentato quello che secondo lui è il posto più importante di tutti gli stati uniti: il taco bell che c'è in centro. Okay.
Il giorno dopo siamo andati sul serio alla partita di baseball con Derrick, Paula e Alinda. Sinceramente il baseball non mi appassiona più di tanto, ma è comunque bello condividere dei momenti "americani" con la mia host family, mi fa sentire integrata in questo mio nuovo mondo. A un certo punto durante la partita lo speaker mi ha dato il benvenuto in America, aw.
So che i miei resoconti non sono dettagliati ma non voglio che questo blog sia solo un elenco di cose che ho fatto quest'anno, voglio avere qualcosa da rileggere un giorno per ricordare la mia esperienza, e credo che la parte emotiva abbia la sua importanza.
Quindi, come mi sento? Bene. Per ora.
Non ho avuto nessuna crisi di nostalgia, non ho mai pianto, non sento ancora più di tanto la mancanza dei miei amici. Cioè, non fraintendetemi, ovviamente mi mancano, ma non li sento distanti perchè non passa mezza giornata senza che qualcuno che mi chieda come sto e che mi conforti se è successo qualcosa. Okay, non ho un amico nel raggio di mille chilometri, ma ho la mia host family. 
C'è Princess, il nostro adorabile pitbull, che ogni volta che torno a casa mi salta addosso e mi si strofina contro come un gattino perchè vuole essere coccolato. C'è Alinda con cui ballo, ascolto musica da undicenni (ciao Demi Lovato come stai), vesto orsetti di peluche e guardo disney channel. C'è Derrick, che mi ricorda così tanto Ale nel suo modo di essere weird, quando mi giro e lui sta brandendo un coltelo tirandomi occhiate minacciose o quando mi prende in giro per il mio accento. C'è Ashley, che mi ha portato a prendere la sim americana e a scegliere le materie ed è sempre gentilissima. Ci sono David e Paula, che mi impediscono di pagare quando mangiamo fuori e fanno di tutto per farmi sentire a casa.
Mi sento bene perchè so di essere in buone mani, perchè mi piace la famiglia con cui ho già legato, mi piacciono la casa e la città, nonostante il fattore deserto. Mi sento bene perchè sono abbastanza tranquilla da non essere in ansia per l'inizio della scuola domani. Mi sento bene perchè so di avere fatto la scelta giusta e non vedo l'ora che la mia esperienza inizi davvero.

(Si, so di essere pessima a pubblicare questo post solo adesso che sono passati dieci giorni, ma ho davvero poco tempo per scrivere e farò presto un'aggiornamento, I swear.)