mercoledì 27 novembre 2013

Tre mesi?

So che non scriva abbastanza spesso per dare un'idea chiara di quello che sta facendo qui, ma non è facile con il poco tempo che ho buttare giù un post e mi ritrovo ad abbozzare qualcosa a biologia mentre Staley parla di ATP e membrane nucleari.
Tra l'altro non ero riuscita a fare un post di ottobre, quindi la metà delle cose di cui parlerò sono avvenute una vita fa ma pazienza. Comunque ho superato in un attimo il terzo mese. Possibile? Mi sembra che quando il 23 settembre sono scivolata nel secondo mese fosse la settimana scorsa e che il 23 agosto quando sono scesa dall'aereo fosse sei mesi fa. Non posso credere di stare vivendo in un continente lontano dalla mia famiglia e dai miei amici da un quarto di anno, ma contemporaneamente quel 23 Agosto è ormai lontanissimo. Sono davvero andata al country fair tre mesi fa? Non era l'anno scorso? Davvero il primo giorno di scuola con quel vestito a fiori era appena ad Agosto? Eppure sono qui da 93 giorni. 
Novantatrè, sembra davvero impossibile, mi fa venire da chiedermi cosa abbia fatto in tutto questo tempo, ma poi mi passano davanti agli occhi tutti i cambiamenti di queste settimane e mi rispondo da sola. Dalle amicizie, al rapporto con la famiglia, alla sfida con la scuola e la lingua, tutto è in continuo movimento ed evoluzione, se solo ci penso un attimo riesco a tirare fuori tutte quelle cose minuscole che stanno creando il puzzle della mia esperienza e che messe insieme stanno costruendo la mia nuova vita qui.
Il modo in cui dopo due giorni mi sentivo già a mio agio con Derrick. I ripensamenti su Biologia che non mi sono mai decisa a cambiare. Il modo in cui quella che all'inizio era un'amicizia di convenienza con Stefanie dettata dal nostro bisogno d'una dell'altra essendo "sulla stessa barca" si sia trasformata in un rapporto sincero, per quanto ultimamente ne stia dubitando parecchio. Il tramonto che si sposta sempre più in là mentre il tragitto fino a Kennedy Road con Derrick la mattina per prendere scuolabus diventa più freddo. La prima volta che a metà novembre ho affrontato meno dieci gradi sbuffando nuvolette bianche. Bayley che arriva nella mia classe di ceramics e che porta un po' di allegria mentre con le mani immerse nella creta lavoriamo a qualche progetto. La mia imbarazzante esposizione sull'Italia a fotografia che se non altro mi ha fatto inspiegabilmente guadagnare la simpatia della classe. Il modo in cui "il ragazzo ucraino dal nome impronunciabile" è diventato prima Yuriy, e poi un amico. Camere mia e di Ashley che diventa sempre meno silenziosa mano a mano che diventiamo amiche. Dante che inizia a sedersi con noi a ceramics. Canzoni in inglese delle quali non avevo capito il testo che prendono un senso. Erin che a letteratura inizia a chiacchierare non solo per sfottere amorevolmente Ali in sua presenza, ma anche per delirare sul suo amore per il security guy e per invitarmi a casa sua a preparare lasagne per lei e Marissa. Il momento in cui Mrs Hatcher ha dovuto cambiare tutti i posti di quella classe perchè chiacchieravamo troppo spedendo me, Erin, Ali, Rob e Marissa agli angoli opposti della classe. Imparare insulti in spagnolo, olandese, svedese, portoghese e francese. Farsi otto ore di pullman solo per supportare i bombers in una partita dall'altra parte del mondo e tornare a casa sfrecciando per le strade buie alle due e mezza di notte sulla macchina di Shuyler urlando e facendo i cretini. Litigare in inglese per la prima volta. Vivere il momento magico in cui il prof annuncia che lavorerete in un progetto a coppie e qualcuno che non sia un'exchange student si gira verso di te. Gli Hunger Games Scolastici. Il momento in cui un'amica ti racconta qualcosa in un'orecchio e allontana chiunque cerchi di avvicinarsi. Disimparare a scrivere in italiano (sigh). Quando a letteratura bisogna corregere il compito del compagno di banco e la ragazza vicino a te invece di segnarti gli errori i sistema in penna blu cercando di non farsi beccare. Derrick che si lamenta perchè gli chiedo ogni mezz'ora di fare i biscotti, però poi li prepara e me ne lascia mangiare la metà. Ridere a crepapelle mentre cerchi di insegnare l'italiano a un americano. 
Sono tutte piccolezze, cose stupide e insignificanti ma che messe insieme hanno determinato il percorso che sto percorrendo. Se non fossi partita non starei cambiando così tanto, non starei iniziando seriamente a pensare al mio futuro e non avrei un'idea chiara di chi sono e cosa voglio, molto più di quanto non l'abbia mai avuta. Per la prima volta mi sento di dire partite
Sto parlando a voi che siete indecisi, che non sapete sareste abbastanza forti per farcela e che sognate una svolta nella vostra vita, partite perchè non c'è nulla di meglio di lasciarsi tutto alle spalle, scoprirsi indipendenti e vedersi crescere. So che sembra una frase stupida da film Disney ma un anno all'estero è prima di tutto un viaggio in se stessi, un modo per tirare fuori il meglio di se, scoprire lati del proprio carattere della quale nemmeno sapevi l'esistenza e fortificarsi. Come ho sentito dire tante volte "Se va bene è fantastico, se va male è un'esperienza". Stavo per dire "non abbiate paura", ma sarebbe praticamente impossibile. Abbiate paura, partite senza sapere quello che succederà solo per la soddisfazione di superare ogni dubbio e rendervi conto che ce l'avete fatta con le vostre forze. Uscite dalla bolla in cui siete cresciuti, strappate le vostre radici per lanciarvi verso l'ignoto come non molte persone hanno il coraggio di fare. Espandete i vostri orizzonti, aprite la vostra mente, imparate una nuova lingua, scoprite nuove tradizioni e punti di vista. Non rimanete un puntino sul mappamondo che  nasce e si spegne immobile senza scoprire mai la realtà che sta fuori dalla portata dei suoi occhi, vivete in prima persona più che potete, fate tutte le esperienze della quale avete l'occasione mettendo da parte la realtà in cui siete cresciuti. Toccate e ascoltate ciò che c'è oltre l'oceano, smontate i pregiudizi, vivete un momento di nostalgia ed imparate ad amare ciò che avete lasciato indietro. Innamoratevi di un'altra nazione, di un'altra lingua, di un'altro popolo, e contemporaneamente del paese che vi ha messo al mondo. Innamoratevi anche di voi stessi, imparate a volere bene alla persona che è riuscita a fare tutto questo lontana da tutte le cose importanti che aveva al mondo. Semplicemente partite, prendete in mano le redini della vostra vita a soli sedici anni e tornate con occhi nuovi e una nuova concezione del mondo.

So che quando i miei pensieri iniziano su questa scia davvero mi metterei a scrivere per ore, quindi chiudo qui e vi saluto perchè domani mattina partiamo per il thanksgiving break, un tacchino mi aspetta dai miei nonni ospitanti. Se rileggo tutto questo si direbbe che stia avendo un'esperienza da sogno, ma non è esattamente così, sono solo sulla strada giusta. Se dovessi dare un voto a questo mese sarebbe un sette.
Con questo finale che divaga in maniera allucinante vi abbandono perchè è mezzanotte e Paula mi sta tirando delle occhiate poco piacevoli,
odio il fatto che non so mai come concludere

bye!

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